«Origine dolosa? Nessuno dubbio, tre roghi a distanza di cento metri l’uno dall’altro non si innescano da soli». È un Girolamo Culmone arrabbiato quello che torna da Torre Salsa, la riserva naturale in provincia di Agrigento che dirige e dove stamattina, intorno alle 11, le fiamme sono divampate distruggendo una trentina di ettari. Macchia mediterranea che sarebbe protetta e che invece, una volta ancora, è diventata obiettivo dei piromani.
Ma quale può essere stato l’interesse degli incendi? «Di certo c’è la mano di chi si oppone a qualsiasi possibilità di sviluppo sostenibile in questa terra, chi vede la natura non come una risorsa ma un impedimento», risponde il direttore. A domare le fiamme, spente poco dopo le 16 e propagatesi per tre ore, sono state le squadre dei vigili del fuoco, i forestali, due canadair e un elicottero. «Ho visto gente che ha rischiato la propria incolumità per spegnere gli incendi, gente di cuore che si è impegnata, svolgendo il proprio compito con professionalità e dedizione», commenta Culmone, quasi a rispondere alle polemiche delle scorse settimane, quando dopo la giornata infernale con mezza Sicilia a fuoco, è iniziata la caccia ai colpevoli e alle accuse indirette e, spesso, generalizzate.
La conta dei danni per il momento non è facile farla, anche se è già possibile che le conseguenze per l’area colpita sono ingenti: «L’incendio si è verificato nei pressi del punto d’accesso denominato Eremita – racconta Culmone -. Un’area protetta, importante, adesso distrutta». Lo scoramento per il ripetersi di certi episodi – anche se quello di oggi è il primo incendio di vasta portata a Torre Salsa quest’estate – tuttavia non fa perdere la lucidità, e in tal senso non ci sono dubbi che quanto accaduto non ha nulla a che fare con le polemiche dei mesi scorsi sul dimezzamento delle risorse da parte della Regione per la gestione delle riserve. «Parliamo di aree molto grandi, anche ad avere tutte le risorse degli scorsi anni, pensare di poter monitorare costantemente ogni punto della riserva sarebbe impossibile», conclude Culmone.
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