Tony Drago, perizia medico-legale lascia dubbi Avvocato: «Si vuole avvalorare l’ipotesi caduta»

«Con le informazioni a disposizione, non è possibile esprimere una valutazione univoca sulle modalità di decesso». Si conclude così la relazione sulle indagini compiute sul cadavere di Tony Drago, il militare siracusano trovato senza vita sul piazzale della caserma Sabatini di Roma il 6 luglio del 2014. Dopo 90 giorni dall’inizio della perizia, il medico legale Paolo Procaccianti e l’esperto cinematico Federico Boffi hanno depositato le conclusioni dell’esame.

«È possibile affermare che la vittima sia stata attinta da un corpo a larga superficie dotato di notevole forza viva, responsabile della frattura della volta irradiata alla base cranica, della frattura delle vertebre dorsali e delle fratture costali». Così si legge nella parte medico-legale della perizia e «alla luce di quanto sopra detto, considerato il tipo di lesioni, l’entità e l’ubicazione, risulta altamente verosimile la precipitazione e non altre possibili dinamiche lesive». Sono riportati anche i valori relativi alla forza necessaria a causare quel tipo di lesioni ma senza che sia esplicitato se, nel caso in questione, quei valori siano stati raggiunti. Inoltre, il medico legale nella perizia ribadisce che «solo eccezionalmente le lesioni riscontrate sul corpo della vittima forniscono un orientamento sicuro della diagnosi differenziale fra suicidio, omicidio o accidente». «Ci conforta – afferma l’avvocato Dario Riccioli – che la parte cinematica della perizia confermi quanto già affermato nella consulenza tecnica dell’ingegnere Grazia La Cava, ovvero che il tipo di lancio che si è cercato ostinatamente di attribuire a Tony è al limite delle capacità umane». In caso di caduta dalla finestra del bagno della caserma, si dovrebbe presumente che Tony si sia lanciato con una spinta iniziale molto importante, non in linea con le capacità umane perché «si deve immaginare che – ha scritto il dottor Boffi – in un secondo, da fermo, il Drago avrebbe dovuto darsi una spinta sufficiente a percorrere linearmente circa tre metri con il proprio corpo». E questo è impossibile «salvo considerare – estremizza il legale – che Tony Drago fosse una molla». Entrambi i periti, inoltre, escludono che il corpo del militare possa essere rimbalzato al suolo per incompatibilità con la distanza dalla palazzina e con la posizione in cui è stato rinvenuto il corpo.

È da escludere, secondo i risultati delle perizie, anche che Tony abbia impattato con la testa al suolo altrimenti la frattura della scatola cranica sarebbe stata “a mappamondo”. «Altri e ben più importanti sono gli elementi di prova che inducono a ritenere che Tony sia stato barbaramente ucciso direttamente sul piazzale della caserma Sabatini, mentre subiva un atto di nonnismo o comunque una vessazione non consentita», spiega l’avvocato Riccioli. Le macchie di sangue sulle spalle e sulla schiena del militare siracusano vengono descritte dalla perizia come «tracce tipiche di un gocciolamento per gravità che non possono essere, in alcun modo, la conseguenza di eventuali schizzi provenienti dalle ferite riportate sulla testa». Ma allora, come sono finite sulla schiena di Tony? «Quelle gocce costituiscono chiara evidenza dell’aggressione subita da Tony Drago quella mattina, con le modalità che descriveremo nel corso dell’udienza del prossimo 15 marzo, insieme ai consulenti Grazia La Cava coadiuvata dall’ingegnere Oliver Giudice e dal professore Orazio Cascio».

Infine, a proposito delle abrasioni sulle spalle di Tony, nella perizia è scritto che non sono collegabili con la precipitazione. Altro aspetto al limite della compatibilità con la caduta è la postura del corpo particolarmente composta. «Osservando il corpo, le gambe tese, il piede sinistro con la infradito piegata in quel modo, le braccia chiuse sul petto fanno pensare – si legge ancora nella perizia – a una persona nell’atto di compiere un qualche esercizio fisico». «A nostro modo di vedere – sostiene il legale – la perizia multidisciplinare ha risposto solo in parte ai quesiti proposti dal giudice: manca la descrizione dettagliata delle numerose lesioni, delle fratture ossee, delle macchie di materiale biologico, delle tracce di polvere. Il perito – denuncia Riccioli – ha ignorato le numerose lesioni incompatibili con la precipitazione quali la presenza di fratture costali, di ecchimosi ed escoriazioni marcate al tronco, utilizzando dati estrapolati a macchia di leopardo per avvalorare l’ipotesi della precipitazione. Pertanto – aggiunge l’avvocato Riccioli – manca un approccio obiettivo sulla possibile dinamica che ha portato alla morte di Tony. Nella parte cinematica della perizia si è tentato di fornire una risposta sulle probabili ipotesi alternative alla precipitazione, in considerazione del fatto che tale evento non può essersi verificato. È mancato – conclude il legale – quel metodo di ricerca della verità che, escludendo ciò che non può essersi verificato, giunge a dimostrare ciò che è accaduto, al di là di ogni ragionevole dubbio».

Marta Silvestre

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