Un cambio di poltrone alla Regione, gli interessi di Confindustria su un settore strategico, un Comune alle prese con la campagna elettorale. E una discarica da 2,5 milioni di metri cubi a ridosso di due centri abitati che non smette di turbare i sonni di cittadini e politici. Siamo finalmente a una svolta nella questione dell’impianto della Oikos spa? La struttura di gestione dei rifiuti sorge nel Catanese, tra Motta Sant’Anastasia e Misterbianco. È notizia di ieri che Nicolò Marino, assessore regionale all’Ecologia, sarà sostituito alla guida dell’ente da Salvatore Calleri: renziano, presidente della fondazione dedicata ad Antonino Caponnetto (era uno dei suoi collaboratori) e considerato vicino agli ambienti di Confindustria. L’associazione – per bocca di uno dei suoi rappresentanti più influenti, Giuseppe Catanzaro – negli ultimi mesi ha avuto uno scontro durissimo con Marino. Terreno di battaglia, proprio i rifiuti. Il gruppo Catanzaro, infatti, gestisce la discarica di Siculiana, in provincia di Agrigento, e l’ex assessore ha lanciato pesanti accuse sui presunti intrecci con Cosa nostra scatenando una reazione fatta di querele e richieste di risarcimento milionarie.
Le irregolarità individuate dalla Regione nel sito catanese riguardano la tutela dell’ambiente e della salute e danno ragione ai cittadini che da tempo lamentano una serie di violazioni dal punto di vista ambientale. Paure che emergono sotto forma di un incessante e venefico odore che avvolge i due Comuni e che sembrano avere finalmente un riscontro ufficiale. Tutto comincia con la revisione, da parte dell’assessorato guidato ancora da Marino, delle autorizzazioni concesse agli operatori proprietari degli impianti nella regione. La Oikos è gestore di un sito oramai chiuso (in contrada Tiritì) e di uno entrato in funzione l’anno scorso nella contigua contrada Valanghe d’inverno per il quale è stato proposto «l’avvio del procedimento di diniego dell’istanza di rinnovo». Nella comunicazione inviata anche all’azienda della famiglia Proto, il dirigente regionale ricorda che il 17 gennaio 2014 «è stata costituita una commissione ispettiva per la verifica degli atti relativi alle discariche private in esercizio per rifiuti non pericolosi site nel territorio siciliano». Pool che ha inviato, tre mesi dopo, una relazione conclusiva. Il documento mette in rilievo alcuni punti: l’assenza delle prescrizioni del sindaco, la «mancata applicazione del principio di unica Aia (Autorizzazione integrata ambientale, ndr) per uno o più impianti localizzati sullo stesso sito e gestiti dal medesimo gestore». E poi le «difformità». Quella nel rispetto del programma di riduzione dei rifiuti biodegradabili, la presenza di rifiuti non ammessi (come liquidi e pneumatici), la mancanza di piani di gestione operativa e post operativa, sorveglianza e controllo e ripristino ambientale. E ancora violazioni volumetriche, il mancato rispetto delle migliori tecnologie disponibili, la mancanza di coerenza con il piano regionale di gestione dei rifiuti. Inoltre, «il decreto Aia rilasciato non possiede le caratteristiche di conformità legislativa più volte richiamata né conseguenzialmente permette l’effettuazione di controlli efficaci sulle attività di gestione rifiuti autorizzate». Secondo le accuse della Regione, «le attività di gestione dei rifiuti sono state svolte in difformità ad alcune condizioni imposte nel decreto e nel propedeutico giudizio di compatibilità ambientale (Via), nonché in difformità al decreto legislativo 36/03 e decreto legislativo 59/05», che normano rispettivamente la gestione delle discariche e la riduzione dell’inquinamento.
L’altra bomba ecologica è rappresentata dall’impianto ormai saturo e chiuso di contrada Tiritì. Secondo la relazione, la discarica è «rimasta in attività in una situazione di “non conformità legislativa” per tutto il periodo esaminato dal 1999 al 2006». La Prefettura di Catania «ha di fatto utilizzato una discarica che non era in possesso dei requisti di legge (tecnici e autorizzativi) per lo smaltimento dei rifiuti urbani». Anche qui la commissione segnala diverse violazioni, compresa la mancata «inclusione dei valori limite per le emissioni fissati per le sostanze inquinanti». Assente anche il giudizio di compatibilità ambientale. E, come sottolineano i dirigenti dell’assessorato, l’impianto sarebbe rimasto operativo «anche in data successiva alla scadenza dell’autorizzazione in assenza di valida autorizzazione, e lo è tutt’oggi in fase di gestione post operativa delle vasche esaurite». Anche per queste ragioni la Oikos è chiamata a effettuare l’analisi di suolo e acque sotterranee «per escludere l’esistenza di fenomeni di degrado ambientale e di potenziale contaminazione delle matrici acque, suolo e aria». All’azienda viene chiesto un «piano di indagini» che analizzi «arealmente e tridimensionalmente l’estensione delle aree della discarica di contrada Tiritì oggetto di abbancamento rifiuti a far data dal primo utilizzo storico (1983)». Il piano dovrà essere redatto sotto la vigilanza dell’Arpa e della Provincia e a curare il coordinamento saranno il dipartimento regionale e la Prefettura catanese.
Per domani è convocata una conferenza dei servizi presieduta da Marco Lupo, dirigente generale del dipartimento dell’Acqua e dei rifiuti, area di competenza dell’ormai ex assessore Marino. «È un momento importante, perché la Regione riconosce le ragioni dei comitati», spiega Massimo La Piana, coordinatore di uno dei due movimenti cittadini che nei Comuni interessati da tempo portano avanti la battaglia contro la discarica, quello di Misterbianco. L’appuntamento di domani, nel quale la Oikos avrà la possibilità di difendersi, è importante anche per l’altro paese, Motta, alle prese con la campagna elettorale che porterà al voto tra circa un mese. Il sindaco uscente e candidato, Angelo Giuffrida, a lungo è stato criticato per non aver affiancato i cittadini nelle numerose proteste e adesso, finalmente, prende posizione. «Domani dovrebbe dare parere negativo», anticipa La Piana. Una previsione confermata anche sul sito internet del primo cittadino. I due sindaci hanno anche manifestato pubblicamente il proprio sostegno a Nicolò Marino, esortando il governatore Rosario Crocetta a mantenere il magistrato al comando del settore. Eppure l’ex assessore non ha sempre goduto delle simpatie dei comitati, così come il sindaco mottese. «Personalmente, il cambio di direzione può starmi anche bene pur di raggiungere il risultato», osserva pragmaticamente Massimo La Piana. «Quello di domani è un punto fondamentale: se non dovessero rinnovare l’autorizzazione alla Oikos, si bloccherebbe la discarica». Ovviamente l’azienda potrà ricorrere al Tribunale amministrativo regionale, «ma intanto sarebbe un riconoscimento per la nostra battaglia», spiega il coordinatore del movimento.
Il nodo successivo da sciogliere è quello relativo alla figura del nuovo assessore. «La nomina di Salvatore Calleri, in questo momento, complica la questione», riconosce con una certa preoccupazione La Piana. «Bisogna vedere quanto ci metterà a rivedere il caso, se bloccherà l’iter o – come sperano i cittadini – agirà in continuità amministrativa». I timori degli abitanti risiedono tutti nel legame tra il leader toscano del Megafono e Confindustria. Associazione legata a doppio filo con il nome del gruppo Catanzaro, dato che Giuseppe Catanzaro ne è il vicepresidente, oltre a guidare quella che è oggi la discarica più grande della Sicilia. «Laicamente cercheremo un contatto e chiederemo urgentemente un incontro», promette La Piana.
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