Medicina, la studentessa che ha vinto il ricorso   «Ho capito subito che qualcosa non andava»

È bastato un segno di penna per capire subito che qualcosa non andava. Non sapeva però quello che la sua denuncia, a distanza di un anno, avrebbe contribuito a far emergere. «Ricordo ogni istante. Era il 6 settembre 2016, il giorno del test d’ammissione per accedere al corso di Medicina e odontoiatria, mi trovavo al Policlinico». Sì, ricorda proprio tutto C.Q., la studentessa che, scegliendo di restare anonima, ha però deciso di raccontare a MeridioNews quel giorno tanto importante per i suoi sogni, divenuto incubo in meno di un’ora. Lei non passerà quel test, i cui risultati, resi noti in seguito, mostrano una media anomala più che raddoppiata rispetto al test dell’anno precedente. Un particolare non indifferente, che vede lievitare il punteggio da 31 a 61. Non sa ancora, però, che dopo un anno dal suo ricorso il Consiglio di Stato le darà ragione, dichiarando proprio il test di quel 6 settembre «non originale» e illegittimo in via cautelare, predisponendo ugualmente la sua ammissione in sovrannumero al corso di laurea.

«Ho svolto il compito in soli 40 minuti, quindi ho avuto il tempo di guardare e riguardare quello che avevo scritto. Avevo anche già isolato il modulo delle risposte, che non può essere contraddistinto da nessun segno, altrimenti il compito può essere annullato. Per non correre il minimo rischio, l’ho messo alla fine della penultima fila in cui mi trovavo seduta io». Una precauzione, la sua, forse eccessiva. Ma si sa, la prudenza, in casi così importanti, non è mai troppa. Tuttavia, non basta. «Ho ripreso quel modulo tra le mani soltanto negli ultimi dieci minuti utili prima della consegna definitiva del compito – racconta – Ho visto immediatamente che c’era, molto evidente, un segno netto lasciato dall’inchiostro di una penna, che ero certa non fosse stato apposto da me, visto le precauzioni prese. Io quel documento non lo avevo toccato fino a quel momento».

La studentessa, però, mantiene i nervi saldi, lì per lì non se la sente di giungere a conclusioni affrettate. Preferisce, visto il ticchettio sempre più stringente dell’orologio, di fare l’unica cosa in suo diritto: chiedere la consegna di un nuovo plico. Una possibilità, questa, prevista dal regolamento accademico. Il tempo però gioca a suo sfavore. «Significava rileggere nuovamente tutte le domande del test, disposte secondo un ordine diverso, e segnare nuovamente e con estrema attenzione tutte le risposte già segnate nel primo compito svolto – spiega – Una perdita di tempo non indifferente, considerando anche l’ansia di quel giorno non solo per la prova che ero andata ad affrontare e quello che significava per me e i miei progetti futuri, ma soprattutto alla luce di quello che poteva essere accaduto. Una brutta esperienza». Quello che doveva rappresentare per la ragazza un punto di partenza importante, ha lasciato inaspettatamente il posto a forti dubbi sulla genuinità di quella prova d’esame.

«Uscita dall’aula mi sono rivolta subito all’avvocato Francesco Leone, non potevo far finta di niente». Ma di questi episodi sono pieni tutti i racconti degli studenti che affrontano le medesime prove. Meno normale è quello che è emerso dopo la denuncia della ragazza. «Le domande somministrate ai candidati sono state copiate integralmente da diversi eserciziari in commercio», dichiara il Consiglio di Stato in una nota. Insomma, altro che quesiti inediti. Una circostanza, questa, che ha finito per avvantaggiare, loro malgrado, alcuni studenti piuttosto che altri, che avevano avuto la fortuna di esercitarsi da quegli stessi manuali a cui ci si era ispirati per preparare il test d’ammissione dell’anno 2016-17. La studentessa, che adesso ha vinto il ricorso, non è tra i fortunati che quel giorno riconosce le domande del test. Si accorge, però, che il livello è più semplice rispetto all’anno precedente.

«Quel giorno sono andata subito via, non ho parlato con nessuno, era troppo provata – rivela la studentessa – Domande illegittime, che cosa inaudita, come fa a succedere?». Non si scoraggia, però. E la sua reazione è repentina, lucida. «Spero di lasciarmi questa vicenda alle spalle e di iniziare nel migliore dei modi, sicuramente sarà immatricolata al corso. Questa è la mia più grande passione che coltivo da sempre, non mi sono persa d’animo, ho continuato a studiare e quest’anno ho anche riprovato il test in attesa dell’esito del ricorso. Tutto va come deve andare».

Silvia Buffa

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