Terrorismo anarchico, arrestato un catanese La difesa: «Le prove? Solo un blog on line»

È accusato di «partecipazione ad associazione terroristica con finalità eversive e istigazione a delinquere». Giuseppe Lo Turco ha 23 anni, è catanese, ma dal 2011 vive a Genova, dove è iscritto alla facoltà di Filosofia. Adesso è detenuto in custodia cautelare nel carcere Marassi del capoluogo ligure, dopo essere stato arrestato alle quattro del mattino del 13 giugno dai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale, coordinati dalla procura di Perugia. Per gli inquirenti il blog su cui scrive, Parole armate, ha diffuso notizie e comunicati troppo vicini ai gruppi terroristici della Federazione anarchica informale e del Fronte rivoluzionario internazionale. Gli stessi che hanno rivendicato l’attentato dello scorso 7 maggio al manager di Ansaldo nucleare, Roberto Adinolfi, gambizzato a Genova.

«Tra Lo Turco e il ferimento di Adinolfi non c’è nessun legame – spiegano però i Ros – Il Fai-fri ha cellule separate e dislocate sul territorio nazionale e internazionale, che non necessariamente sono in contatto diretto tra loro». Assieme al ragazzo, sono state arrestate altre nove persone, «delle quali due residenti all’estero, mentre le altre vivevano in varie città d’Italia», continuano gli investigatori. Le indagini sono partite nel dicembre 2009, quando la firma della Fai è apparsa sulle lettere che rivendicavano i pacchi bomba recapitati nella sede dell’università Bocconi a Milano e nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia. E, nonostante i fermi di questi giorni, il lavoro degli inquirenti non è ancora concluso. I Ros, però, non parlano di un’attività militante di Lo Turco sul territorio: «Le accuse che gli abbiamo rivolto riguardano esclusivamente il sito internet», sottolineano.

A Giuseppe, uno degli indagati più giovani, sono stati sequestrati un computer, alcuni libri e diverso materiale cartaceo. «Niente di che, insomma – minimizza Pierpaolo Montalto, avvocato difensore del ragazzo – Soprattutto, non c’è nulla che lo leghi ai militanti genovesi o alle azioni violente». Il catanese, interrogato ieri dal giudice per le indagini preliminari, si è avvalso della facoltà di non rispondere, «anche perché io ho avuto modo di incontrarlo solo dopo l’interrogatorio del gip». Per reati come quello di terrorismo, infatti, è previsto che sia vietato al detenuto di avere contatti con l’esterno fino a dopo il primo incontro con un giudice. Intanto, l’avvocato annuncia un ricorso al tribunale del riesame di Perugia.

«Ho incontrato Giuseppe a qualche manifestazione, prima che si trasferisse a Genova – afferma Matteo Iannitti, del Movimento studentesco catanese – Non ha mai fatto parte dell’organizzazione delle mobilitazioni, era un semplice studente che partecipava». Anche per questo la notizia del suo arresto lo ha colto di sorpresa: «Onestamente sono stato preso alla sprovvista, non credo possa essere legato ad ambienti terroristici». Il nome di Giuseppe Lo Turco suona nuovo anche agli anarchici etnei: «Di solito chi fa parte degli Informali non va a dirlo in giro – afferma uno di loro, che preferisce restare anonimo – Loro ritengono che la Federazione anarchica italiana e altri gruppi sociali siano troppo simili a un partito e preferiscono operare seguendo altri metodi». Non per forza legali e alla luce del sole.

Su Parole armate le pubblicazioni continuano regolarmente, tradotte in inglese, spagnolo e greco. Ci sono lettere dal carcere, comunicati, rivendicazioni. Un anarchico che si fa chiamare Tomo racconta la perquisizione che ha subito, anche lui, la notte che Giuseppe Lo Turco è stato arrestato. E scrive: «Voglio specificare che, come individuo in guerra con la società, supporto la pratica dell’azione diretta e che, quindi, supporto le azioni della Fai». Il 4 giugno, lo stesso blog pubblicava un post dal titolo «Sull’apologia della violenza»: «Noi siamo per l’apologia della violenza, senza mezze misure – affermava lo staff – Nello spazio dove si incontrano quelli che resistono e combattono si va incontro a tensioni e, a volte, a dure contraddizioni. Però questo è ovvio in un movimento vivo, che include il rumore delle esplosioni».

Luisa Santangelo

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