«Le stazioni del gps
si sono spostate di oltre mezzo metro e il dicco che è stato modellato ha generato un’apertura di tre metri». È il direttore dell’Ingv etneo, Eugenio Privitera, a fornire le prime informazioni in merito alla misurazione dello spostamento dell’Etna che in questi ultimi due giorni è tornata a farsi sentire. Cinquanta centimetri di spostamento per le strumentazioni utilizzate sul vulcano più grande d’Europa per il monitoraggio geodetico (delle deformazioni del suolo). E un’apertura di tre metri creata dalle intrusioni del dicco magmatico.
L’ultimo episodio, in ordine di tempo, è stata
la scossa di magnitudo 4.8 che si è registrata questa notte alle 3.19 con epicentro a circa due chilometri da Viagrande. «È stata una scossa singola nella parte del versante orientale dell’Etna, mentre – precisa Privitera – continua lo sciame nelle zone interessate dai terremoti dei giorni scorsi». Uno sciame che conta centinaia di eventi registrati dall’Ingv nelle ultime 48 ore – nell’area della Valle del bove – dovuto al magma che alimenta l’eruzione cominciata il 24 dicembre. «Sono due cose diverse ma collegate indirettamente – analizza il direttore dell’osservatorio – Il terremoto di questa notte è la risposta fragile alle variazioni dello sforzo indotto dal dicco che sta deformando e rompendo le rocce». Una differenza di intensità che, in pratica, si propaga e crea la base perché si verifichino questi fenomeni nelle strutture circostanti.
«La faglia che si è mossa è quella conosciuta con il nome di
Fiandaca, che attraversa la parte del versante orientale dell’Etna», spiega Privitera. La stessa faglia interessata nel terremoto dell’ottobre del 1984 con epicentro a Zafferana Etnea. In quel caso la conta dei danni fu di una vittima, centinaia di sfollati, danni ingenti al Palazzo municipale e anche alla Chiesa Madre. «C’è una somiglianza – afferma il direttore dell’osservatorio – anche con il sisma del 2002: anche in quel caso si era verificato lo stesso meccanismo di risposta fragile». Nell’ottobre di sedici anni fa, però, la scossa di magnitudo 4.4 aveva avuto come epicentro il territorio di Santa Venerina. In quel caso gravi danni strutturali si registrarono soprattutto alla chiesa Maria Santissima del Carmelo.
In tarda mattinata, è previsto un sopralluogo per monitorare il prosieguo dell’attività eruttiva che sta continuando dalla frattura che si è creata nei giorni scorsi e che, per il momento, sta andando a finire nella valle del Bove. Nel frattempo, il capo del dipartimento della protezione civile nazionale, Angelo Borrelli – accompagnato da un team di esperti – è in partenza per la Sicilia per fare un punto della situazione sui danni provocati dal sisma. Dopo aver sorvolato l’area colpita, Borrelli incontrerà le autorità locali nella prefettura di Catania per pianificare gli interventi di assistenza alla popolazione e di verifica dell’agibilità degli edifici.
Intanto, alla protezione civile stanno arrivando molte
telefonate di turisti, intenzionati a trascorrere nel Catanese qualche giorno durante le vacanze natalizie, che chiedono se è sicuro venire. Qualche chiamata anche da anziani che vorrebbero sapere quando sarà la prossima scossa.
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