Un intercalare spontaneo e versatile per esprimere idee e stati d’animo, un’esclamazione, un’entità reale, un concetto astratto: stiamo parlando della parola «minchia». A teorizzarne l’utilizzo e a metterne in chiaro etimologia, storia e significati ci ha pensato il giornalista palermitano Dario La Rosa che, con il suo Manualetto della Minchia, racconta il variopinto mondo che ruota intorno al concetto e all’oggetto. Acquistabile online in versione digitale, del piccolo saggio sono state stampate 200 copie cartacee reperibili presso la libreria Modusvivendi di Palermo che, in occasione della manifestazione Letti di Notte del prossimo 18 giugno, presenterà il Manualetto al pubblico. Ma ecco sintetizzati in dieci punti le verità e i consigli che secondo La Rosa bisogna assolutamente conoscere.
1. La minchia è un’entità a sé, «dotata di capacità non solo fisiche ma anche emozionali». Attenzione quindi a come rivolgersi e comportarsi con lei, perché «soffre e gioisce proprio come una persona».
2. Nonostante le decine e decine di epiteti, sostantivi e appellativi esistenti per definirla, in realtà la minchia non può essere chiamata in altri modi se non attraverso il suo nome.
3. Utilizzate con moderazione maggiorativi (…one), diminuitivi (…ina) o vezzeggiativi (…etta) che possano sopravvalutare, sminuire o ridicolizzare l’entità di cui stiamo parlando: si potrebbe incorrere in situazioni imbarazzanti o spiacevoli.
4. Una parola, tante sfumature di significato: tutto sta nel modo in cui viene pronunciata. Vocali più o meno allungate e accenti marcati possono esprimere i più disparati stati d’animo come stupore, paura o delusione.
5. Un uso particolare della parola è quello che ne fanno le donne per esprimere noia o per dare la loro approvazione a qualcosa, un po’ come il mi piace sui social network.
6. Parolacce singole o composte e locuzioni avverbiali più o meno metaforiche: non mancano le espressioni ad hoc per offendere, esprimere risentimento o mandare a quel paese qualcuno (un esempio? Vascassac’aminchia).
7. La parola minchia sembrerebbe derivare dal latino mencla, una variazione del termine mentula, che significa sporgenza. I latini utilizzavano il termine mencla proprio per indicare l’organo sessuale maschile.
8. Un’interessante ipotesi etimologica vede invece la nostra parola già utilizzata – almeno in parte – nell’antico Egitto, in cui veniva venerato Min, un dio rappresentato con un grande pene.
9. Un’altra tesi farebbe derivare il termine dal verbo mingere (orinare). Teoria probabile, ma sicuramente meno affascinante e divertente delle precedenti.
10. Non mancano inoltre riferimenti storici antidiluviani. Sembrerebbe che la parola sia nata originariamente come esclamazione, dalla reazione che ebbe Eva nel vedere per la prima volta Adamo nudo dopo aver mangiato la mela del peccato.
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