#Tenyearschallenge, come sono cambiati i territori Il prima e il dopo del Muos e della discarica di Motta

Dal 2009 al 2019 in due foto: come si cambia in dieci anni? L’obiettivo della #tenyearschallenge, la sfida lanciata sui social network, è che gli utenti mostrino le differenze tra il prima e il dopo. Ma in Sicilia qualcuno ha scelto di rappresentare i territori. Due in particolare: la sughereta di Niscemi (foto di Fabio D’Alessandro) e la valle dei Sieli di Motta Sant’Anastasia (foto di Danilo Festa). Con un obiettivo comune dalla provincia di Caltanissetta a quella di Catania: raccontare in immagini un decennio di proteste dei cittadini e di impianti costruiti. Cioè il Muos degli Stati Uniti d’America e l’ampliamento della discarica di Valanghe d’inverno della società Oikos.

Nel 2009 il movimento No Muos niscemese comincia a organizzarsi: la costruzione del sistema di comunicazione satellitare dei militari Usa era stata autorizzata (le parabole sarebbero state montate a partire dal 2011) e gli attivisti dai territori sono i primi a muoversi per tentare di ostacolarla. Ne nasce una lunga battaglia – fatta di manifestazioni di proteste, denunce, arresti e condanne – al termine della quale, però, almeno fino a questo momento ad avere la peggio sono i manifestanti. I quali incassano una serie di sconfitte sancite dalle sentenze dei giudici amministrativi e dei magistrati del settore penale. 

Sempre dieci anni fa, poi, comincia la vicenda dell’ampliamento di Valanghe d’inverno, il maxi-impianto di trattamento della spazzatura alle porte dei Comuni di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco. La ditta Oikos, di proprietà della famiglia Proto, ottiene il via libera da parte della Regione Siciliana e i comitati No discarica iniziano una lotta, anche questa decennale. Nel frattempo, di acqua sotto i ponti ne passa tanta: i lavori iniziano, vanno avanti e si concludono. Mentre un’inchiesta della magistratura palermitana su un giro di corruzione nel sistema dei rifiuti isolani coinvolge il patron della discarica Mimmo Proto e causa un’interdittiva antimafia, poi revocata, nei confronti della ditta. 

Redazione

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