L’arma del tentato omicidio ancora nella cintura dei pantaloni, la canna della pistola ancora calda e una fuga durata poco. Il minorenne fermato con l’accusa di aver provato a uccidere, ieri sera, Angelo Sciolino, sarebbe stato notato da una volante occupata in attività di controllo del territorio mentre correva in uno dei vicoli alle spalle del Castello Ursino. Il 16enne che avrebbe esploso almeno cinque colpi di un’arma da fuoco (una Beretta calibro 9X21) risultata rubata nel 2014 a un vigile urbano di Messina è stato bloccato in via Santa Maria dell’aiuto. Pare che stesse tentando di nascondersi a casa propria, nelle vicinanze. Il ragazzo ha confessato gli spari, spiegando che avrebbe agito per via di alcuni dissidi tra il proprio nucleo familiare e quello della vittima, pressoché vicini di casa.
A coordinare le indagini è la procura distrettuale catanese insieme al tribunale dei minori. Nel frattempo i carabinieri del nucleo operativo, con i colleghi della compagnia di piazza Dante, cercano di ricostruire l’esatta dinamica dell’agguato e di accertare il movente del tentato omicidio. A giocare un ruolo determinante potrebbero essere le immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza degli esercizi commerciali presenti nella zona. Da quanto è emerso, però, il 16enne attentatore sarebbe il figlio di Sebastiano Musumeci, 40 anni, ferito a colpi di pistola lo scorso 8 giugno nel quartiere San Cristoforo. Adesso gli investigatori stanno cercando di ricostruire l’eventuale relazione tra quanto avvenuto in via Di Giacomo ad inizio estate e la sparatoria di ieri.
Erano da poco passate le 18.30 quando il pregiudicato 29enne Angelo Sciolino, in sella a uno scooter Honda Sh bianco, è stato raggiunto da almeno quattro colpi di arma da fuoco. Dopo essere caduto dal motorino, secondo una ricostruzione fornita da alcuni testimoni a MeridioNews, l’uomo si è rifugiato nel locale La fortezza, trascinandosi ancora sanguinante fino al bagno del ristorante. Nella scena del crimine, transennata dagli agenti della polizia di Stato per almeno due ore, le macchie di sangue descrivono il percorso dell’uomo dalle basole delle strada fino al pavimento dell’esercizio commerciale. «Ho avuto paura, potevano ammazzare anche me», ha raccontato un cameriere del ristorante.Molta paura anche per alcuni residenti della zona e per i bambini che giocavano a pallone in un’aiuola a pochi metri dal punto dell’agguato.
Il 29enne, con precedenti penali per furto di automobile ed evasione dagli arresti domiciliari, non avrebbe atteso l’arrivo dell’ambulanza, ma sarebbe salito sullo scooter guidato da un’altra persona, che l’ha portato al pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele. Lì è stato sedato dai sanitari e quindi operato. Le sue condizioni di salute sono apparse fin da subito delicate. «Si stanno valutando le ferite più importanti ma non è in pericolo di vita», spiega un dirigente del nosocomio.
I colpi, infatti, non avrebbero danneggiato gli organi vitali, nonostante «sarebbero stati potenzialmente mortali». Elemento importante, in questo caso, il fatto che Angelo Sciolino indossasse il casco protettivo. La prognosi rimane riservata e per scioglierla ci vorrà ancora qualche giorno. Ad attendere notizie sullo stato di salute della vittima fino a ieri c’era una decina persone all’ingresso del pronto soccorso della struttura sanitaria, presidiata da una volante della squadra mobile. Il minorenne dovrà rispondere dei reati di tentato omicidio e di porto abusivo di arma da fuoco, è attualmente detenuto al centro di prima accoglienza di via Franchetti del tribunale dei Minori.
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