Dopo avere rimproverato il figlio di due anni per i capricci, un 23enne avrebbe minacciato di morte la compagna tentando di strozzarla con le mani attorno al collo e poi sbattendole la testa con violenza contro lo spigolo di una finestra. L’uomo è stato arrestato per maltrattamenti dagli agenti delle volanti, intervenuti al pronto soccorso dell’ospedale dove la donna aveva riferito di essere stata aggredita dal compagno.
La vittima ha raccontato che tutto sarebbe avvenuto anche davanti al bambino di due anni. Poi era stato lo stesso aggressore ad accompagnare la donna al pronto soccorso per assicurarsi che non riferisse a nessuno la vera versione dei fatti di quanto accaduto in casa ma costringendola invece a raccontarla come un incidente domestico. La vittima, però, ha invece ricostruito tutto ai medici e ai poliziotti parlando dell’ennesimo episodio di violenza avvenuto nell’anno e mezzo di convivenza con il compagno che era uscito dal carcere.
Sin dall’inizio il rapporto sarebbe stato caratterizzato da incomprensioni e violenze sia verbali che fisiche da parte di lui; in occasione di diversi litigi
l’uomo l’avrebbe anche picchiata e le avrebbe lanciato addosso vari oggetti, avrebbe tentato di strangolarla con un
filo elettrico e persino minacciato di sfregiarla e di darle fuoco. La vittima ha anche
aggiunto che, pur avendo chiesto in precedenza l’intervento delle forze dell’ordine, non aveva mai fatto ricorso alle cure mediche e non aveva mai denunciato il partner per
evitare che il «figlio crescesse senza un padre».
Gli agenti hanno rintracciato l’uomo fuori dal pronto
soccorso e lo hanno portato in questura dove è stato arrestato per i maltrattamenti e le lesioni alla compagna.
Su disposizione del pubblico ministero di turno, l’uomo è stato sottoposto agli
arresti domiciliari, in attesa del giudizio di convalida del gip.
La vittima, trattenuta in ospedale per più approfonditi accertamenti clinici – con una prognosi di 15 giorni per trauma cranico, ematomi al collo e una ferita lacero contusa in regione frontale – non ha
fatto più ritorno nell’abitazione condivisa con il suo aggressore.
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