Tecnis, incontro tra il commissario e i dipendenti Ruperto: «Salverò l’azienda rispettando le regole»

«Per salvare l’azienda dobbiamo attenerci alle regole stabilite dalla legge». Queste le parole di Saverio Ruperto – nominato commissario della Tecnis dalla prefettura di Catania – ai dipendenti della sede catanese, ai quali ha parlato oggi per la prima volta. Il nuovo e unico dirigente della ditta di costruzioni – commissariata dopo la revoca dell’interdittiva antimafia, seguita agli arresti dei due co-fondatori -, entra alle 13.14 nell’edificio che ospita gli uffici amministrativi di via Almirante, a Tremestieri etneo. E convoca subito una riunione con tutto il personale. «È stato fermo e risoluto, ma non ha parlato degli stipendi arretrati», dice una dipendente al termine dell’incontro, concluso alle 14.16.

Nel discorso di presentazione, Ruperto «ha invitato tutti noi a essere tenaci, a collaborare», racconta un impiegato. Sono stati 30 minuti di confronto, in cui il commissario ha parlato soprattutto del piano di ristrutturazione del debito. «Ha espresso concetti chiari, con onestà», aggiunge. In crisi finanziaria già prima dell’inchiesta Dama Nera – che ha portato lo sconvolgimento dei vertici societari -, la Tecnis è da tre mesi in arretrato nei pagamenti a fornitori e dipendenti. «Su questo argomento però il commissario non ha detto nulla», rivela un’altra lavoratrice. Ma il clima all’interno dell’azienda pare positivo: «Aveva già detto che la sua priorità sarebbe stata quella di pagare gli stipendi», continua la donna. La prima impressione che ha destato Ruperto è «di una brava persona, tutta di un pezzo – dicono numerosi lavoratori degli uffici – Speriamo riesca a fare quel che ha detto».

Nonostante fossero stati avvisati del suo arrivo, i dipendenti della Tecnis non immaginavano proprio che il commissario sarebbe giunto in sede durante la loro pausa pranzo, e prima di avere lui stesso pranzato. «Presto, mettete via panini e bottigliette», ordinano dall’ingresso. Ruperto si presenta pochi minuti dopo – insieme ad altre due persone -, indossa un lungo cappotto scuro, abbottonato, ha il cellulare in mano e auricolari alle orecchie. Un rapido saluto al personale che lo accoglie nella hall e si avvia verso il secondo piano. «Sembra giovanissimo, speriamo sia in gamba», commenta un’impiegata che lo vede allontanarsi di spalle. Passa poco tempo e squilla il telefono dell’accettazione. Arriva il primo ordine della nuova dirigenza. «Tutti in al piano di sopra, in sala riunioni», ripete la receptionist ad ogni interno dell’ufficio. «Popolo di Roma, avanti», replica ironico un lavoratore in camicia chiara. In breve i corridoi della sede sono vuoti. 

«Non ho mai sentito così tanto silenzio né visto così poche persone in giro, qui di solito si fa tutto di fretta», commenta un’addetta mentre al piano di sopra è in corso la riunione. La nomina del commissario, ancora prima del faccia a faccia avvenuto oggi, era attesa da tempo dai dipendenti Tecnis. «Senza stipendio da tre mesi, e senza tredicesima, non è facile andare avanti», dice una donna che lavora negli uffici dell’azienda da più di dieci anni. A casa non ha nessuno che l’aspetta: «Questa azienda per me è una grande famiglia – racconta – L’ho vista crescere e il giorno in cui è arrivata la notizia degli arresti dei dirigenti sono rimasta sconvolta». Ha sentito il rischio di perdere il posto di lavoro, «che in un momento di crisi, e senza alcun altro sostegno, è l’unico appiglio per garantire un presente decoroso almeno a me stessa». 

L’arrivo di Ruperto «potrà sbloccare l’erogazione degli stipendi e dei pagamenti ai fornitori», dice Giovanni Pistorio del sindacato Cgil, che ha preannunciato la mobilitazione generale qualora i pagamenti non venissero garantiti entro metà dicembre. Ma l’impegno da cui dipenderà il futuro dell’azienda «è l’approvazione del piano di ristrutturazione del debito», che si discuterà in tribunale a partire dal 21 dicembre. Il commissario dovrà dimostrare la capacità di Tecnis di pagare i circa cento milioni di euro di debiti «che passa dal rilancio dell’attività dei cantieri e dall’avvio di nuovi», conclude Pistorio. 

Marco Di Mauro

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