La protesta è iniziata a Palermo, ma potrebbe allargarsi anche ad altre città. Protagonisti gli operai della Tecnis che questa mattina hanno deciso di incrociare le braccia e fermare i cantieri di via Emerico Amari e viale Lazio per la realizzazione dell’anello ferroviario. Una decisione presa come reazione al mancato pagamento degli stipendi. Due le mensilità attese dai lavoratori che, una settimana fa, avevano sperato in un’accelerazione della risoluzione della disputa dopo che il tribunale ha restituito l’azienda a Francesco Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, i due proprietari accusati di corruzione nell’inchiesta Dama nera sugli appalti Anas e a febbraio dello scorso anno sospettati dai magistrati catanesi di «di essere asserviti a Cosa nostra mentre sostenevano di combatterla».
Il ritorno di Tecnis nelle mani di Costanzo e Bosco Lo Giudice, tuttavia, al momento sarebbe solo sulla carta. E starebbe in questo uno dei motivi per cui gli stipendi non sono ancora stati pagati. «Il passaggio dalla gestione straordinaria affidata a Saverio Ruperto si è conclusa ma solo nell’aula giudiziaria, perché infatti al momento la decisione non è stata ancora notificata ai proprietari – spiega Giovanni Pistorio di Cgil -. Questo pomeriggio incontreremo proprio Ruperto per discutere brevemente della situazione, ma l’appuntamento più importante è previsto per il 3 aprile quando saremo al ministero per lo Sviluppo economico». In quella sede i sindacati chiederanno un intervento del governo affinché si spinga i debitori di Tecnis a dare all’azienda quanto dovuto per i lavori svolti. Un passaggio fondamentale per acquisire le somme necessarie a pagare gli stipendi. «Le attuali risorse finanziarie sono sufficienti soltanto alla prosecuzione dei lavori – continua Pistorio -. Per pagare le mensilità arretrate ci vorrebbero entrate straordinarie come appunto il saldo dei lavori da parte delle stazioni appaltanti».
In tal senso, a pesare di più sono i ritardi accumulati dal Comune di Roma e dall’Autorità portuale di Genova. «Sono loro i principali debitori – sottolinea il sindacalista -. Il primo deve circa 20 milioni di euro, mentre il secondo 11 milioni e 800mila euro. Le stazioni appaltanti siciliane, invece, sono sostanzialmente in linea con i pagamenti». I cantieri principali di Tecnis nell’Isola sono come detto a Palermo e a Catania, mentre prossimamente dovrebbe iniziare i lavori al porto di Sant’Agata di Militello. In tutto sono circa 300 i lavoratori impegnati in Sicilia e, secondo indiscrezioni, in molti si starebbero organizzando per portare lo sciopero anche fuori Palermo.
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