Tagliare «in maniera significativa la spesa corrente» per sanare la difficile situazione patrimoniale del Teatro Biondo, stritolato «dalla costante riduzione dei contributi versati dai soci». Sono queste le soluzioni messe nero su bianco nel piano industriale 2016-2019 per risanare i conti dell’ente palermitano che ormai da parecchi anni naviga in cattive acque. Il documento che ricostruisce il quadro finanziario ripercorrendo le tappe e il percorso di risanamento economico compiuto in questi anni, punta il dito soprattutto contro le spese del personale e delle consulenze esterne, e auspica un taglio del 20 per cento di queste voci per «ridurre significativamente il deficit strutturale» e «allineare la spesa complessiva alle risorse economiche complessive».
Scorrendo la relazione, il primo dato a colpire l’attenzione riguarda l’andamento delle quote versate dai soci nell’arco degli ultimi sei anni. Dal 2010 al 2015, infatti, queste voci sono stati drasticamente ridotte, praticamente dimezzate: dai quasi 10 milioni di 6 anni fa (9 milioni e 647 mila euro) agli appena 5 milioni e 318 mila euro dello scorso anno. Fatta eccezione per i contributi versati dal ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact) – dai 737 mila euro del 2016 cresciuti a 902 mila nel 2015 – le altre voci sono in netto calo. Il Comune di Palermo in sei anni ha sforbiciato la sua quota da 3,5 a 1,5 milioni. Più complicata la definizione della quota che spetta alla Regione, che merita un discorso a parte.
La Regione, infatti, da 4,6 milioni di sei anni fa, l’anno scorso ha previsto ‘soltanto’ 2 milioni e 397 mila, ma si tratta di cifre ballerine su cui non c’è ancora adesso certezza. Nel documento si sottolinea come in sede di approvazione di bilancio da parte dell’Assemblea di soci, in un primo momento la quota era stata fissata in 2 milioni e 647 mila euro. Poi, con legge regionale n.3 del 17 marzo 2016, la Regione ha apportato un primo taglio di 132 mila euro, riducendo l’ammontare a 2,5 milioni. Successivamente, con l’approvazione delle variazioni di bilancio del 14 luglio scorso, c’è stato un ulteriore taglio di 118 mila euro, con una riduzione complessiva di 250 mila euro rispetto alla previsione iniziale.
«È fin troppo evidente – si legge nel documento – la difficoltà di elaborare ipotesi di risanamento in mancanza della certezza sull’ammontare delle quote a carico dei soci, con il ripetuto intervento di variazioni in diminuzione imprevedibili e incontrollabili che si verificano ad esercizio già avanzato». Variazioni che, di fatto, rischiano di rendere il piano industriale di risanamento «un inutile esercizio scolastico». A fotografare lo stato di difficoltà del Biondo, i risultati di gestione: tra alti e bassi, dal 2010 a oggi si sono ridotti da 820 mila euro a meno 140 mila. Come accennato inizialmente, preso atto della riduzione delle quote dei soci e dei ricavi, la ricetta per risanare i conti dell’ente si è concentrata sul costo del personale: nel giro di 6 anni, il numero dei dipendenti si è ridotto del 20 per cento (da 60 nel 2010 a 48 nel 2015), e il costo complessivo è passato da 4 a 2,4 milioni di euro. Ma ancora non basta a far quadrare i conti.
Posto che «l’organico del personale dipendente appare già di dimensioni superiori alla necessità derivanti dall’attuale volume di attività del teatro», nel documento si pone l’accento sulla necessità non più rinviabile «di una riduzione dell’organico con una contrazione delle spese per il personale del 20 per cento per stipendi, oneri e accantonamento Tfr. Dovranno inoltre essere attivati strumenti di flessibilità nell’organizzazione del lavoro». A fronte di un budget stabilito in 1 milione 290 mila euro, è necessario ridurre la struttura dei costi di almeno 110 mila euro. Per ottenere tale risparmio, nel documento si indicano alcune voci che potrebbero essere ulteriormente decurtate: tra queste spiccano i compensi del direttore e vice direttore e le collaborazioni esterne.
A scagliarsi contro il ricorso a consulenze esterne è il M5s che si schiera in difesa dei dipendenti dell’ente: «Al teatro Biondo – afferma Chiara Di Benedetto, la portavoce del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati – si vogliono mandare a casa i lavoratori, ma non si tagliano gli sprechi, come quelli derivati dalle consulenze esterne. Saranno confermate cinque consulenze esterne i cui costi per il teatro sono esorbitanti. Basti pensare – conclude – che, come emerge dalle Linee guida per l’attuazione del piano industriale 2016-2019, a titolo di compenso di un consulente artistico esterno, fino a febbraio, sono stati stanziati in bilancio 50 mila euro».
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