Tassa soggiorno, risorsa usata dal 10% dei Comuni Dal record di Favignana all’osservatorio di Ragusa

Via per rilanciare il turismo o sotterfugio per risanare i bilanci comunali? Sembra questa la doppia faccia delle tasse di soggiorno e di sbarco, le due imposte che dal 2011 consentono potenzialmente a oltre 4mila comuni italiani – più della metà del totale – di ottenere risorse finanziarie dai flussi di visitatori. In Sicilia, i comuni ad aver i requisiti necessari per l’imposizione della tassa sono 313, cioè l’80 per cento del totale. Dato che piazza l’Isola al sesto posto in questa speciale classifica nazionale. Fra i centri che usufruiscono di questa possibilità ci sono realtà prettamente turistiche come FavignanaTaormina, ma anche capoluoghi come Palermo, Catania, Ragusa e Siracusa. In totale 40 Comuni, appena il 10 per cento. Quanto basta per essere, anche in questo caso, la prima regione del Meridione, anche se lontana dai 116 centri del Trentino, i 114 del Piemonte e i 109 della Toscana che occupano le prime tre posizioni. 

In base a quanto previsto dal decreto legislativo 23/2011, infatti, a poter istituire le imposte sono i capoluoghi di provincia, le unioni di comuni, le località turistiche e le città d’arte incluse negli elenchi redatti dalle singole Regioni. Se nel caso della tassa di soggiorno a riscuotere l’obolo, che varia in base alla qualità della struttura dove si pernotta, sono gli alberghi, per quanto riguarda la tassa di sbarco, il rincaro viene applicato sul biglietto delle compagnie di navigazione garantendo un’entrata indipendentemente dalla permanenza notturna del visitatore.

Favignana è uno dei cinque Comuni siciliani – insieme a Lampedusa, Lipari, Santa Marina di Salina e Malfa (gli ultimi tre tutti nelle Eolie) – ad aver istituito la tassa di sbarco: «Lo abbiamo fatto due anni fa – dichiara il sindaco Giuseppe Pagoto -, precedentemente avevamo un ticket di accesso all’area marina protetta. Per noi si tratta di un sostentamento fondamentale, che si aggira annualmente intorno ai 400mila euro». Si tratta, secondo i dati di Federalberghi, del 13 per cento delle entrate tributarie del Comune isolano. Un record nazionale che Favignana condivide con un’altra isola che vive di turismo, Capri. Il gettito raccolto viene utilizzato per potenziare servizi utili tanto ai residenti quanto ai turisti: «La legge parla chiaro – continua il primo cittadino -, gli introiti vanno investiti in settori che abbiano riflessi turistici. Nel nostro caso, puntiamo nel rafforzamento del servizio di pulizia ma anche nell’assunzione stagionale dei bagnini e dei vigili urbani».

A Ragusa, la gestione della tassa di soggiorno è disciplinata invece da un piano di utilizzo annuale, sviluppato in collaborazione con le associazioni di settore: «Abbiamo deciso di adottare un osservatorio che ogni anno, entro il mese di febbraio, si riunisce per stabilire come spendere queste risorse. Si è trattato di una scelta in direzione della trasparenza, perché se è vero che la norma nazionale fornisce delle direttive, in realtà i consigli comunali godono di parecchio potere discrezionale». Nella città iblea, il turismo quest’anno è servito a finanziare diverse iniziative: dal potenziamento delle corse verso l’aeroporto internazionale di Comiso al protocollo con la diocesi per la fruizione turistica delle chiese di Ragusa e Ragusa Ibla, ma anche la diffusione di brochure di presentazione della città, il potenziamento del servizio Radio Taxi, per finire con attività legate a Expo.

Non tutti i comuni, però, sarebbero così ligi nello scegliere le destinazioni di questo particolare gettito fiscale. A sottolineare l’esigenza di monitorare l’utilizzo delle tasse di soggiorno e di sbarco, è l’assessora regionale al Turismo Cleo Li Calzi: «Sono strumenti importanti a disposizione delle amministrazioni locali – dichiara il membro della giunta Crocetta a MeridioNews – che però vanno utilizzati per gli obiettivi per cui sono stati ideati. Abbiamo invece la sensazione che ci sia chi faccia affidamento a tali entrate per coprire carenze di bilancio». Nonostante si tratti di una materia di competenza dei Comuni, l’intento da parte della Regione è di approfondire la conoscenza del fenomeno: «Ho scritto agli uffici regionali affinché si creino le condizioni per avere una fotografia complessiva della spesa proveniente dalle tasse di soggiorno e di sbarco – prosegue l’assessora – così da poter interloquire con l’Anci sul tema». 

Di avviso simile è anche il presidente di Federalberghi Sicilia Nico Torrisi: «Bisogna fare attenzione all’uso che viene fatto di queste risorse. Troppo spesso tornano utili per tenere in piedi i bilanci comunali, dimenticandosi gli obiettivi per cui sono destinati». A riguardo, nelle ultime settimane Federalberghi è entrata in polemica con il consiglio comunale di Taormina per la scelta di innalzare al massimo previsto dalla legge – 5 euro a pernottamento negli hotel a 5 stelle – la tassa di soggiorno: «Si tratta di un rincaro che molto probabilmente i turisti che scelgono un albergo di qualità sono disposti a pagare – continua il presidente di Federalberghi Sicilia -. Ciò non toglie, però, che sia legittimo capire dove va a finire questo gettito». Nel 2013 l’imposta ha portato nelle casse del Comune messinese oltre 1 milione e 400mila euro

Salvo Catalano

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