A Taranto la magistratura ha chiuso lo stabilimento industriale dellIlva (ex Italsider) perché avvelenava la gente. Il Governo Monti ha messo a punto un decreto per riaprire il mostrochimico. Perché gli operai, come dicono i sindacalisti del nostro Paese, possono pure morire avvelenati, ma non debbono perdere il posto di lavoro.
Con molta probabilità, la magistratura si rivolgerà alla Corte Costituzionale. Si profila uno scontro davanti i giudici delle leggi, tra chi vuole difendere il lavoro degli operai dellIlva, mettendo a repentaglio la vita di chi lavora in questo stabilimento chimico e la salute dei cittadini di Taranto e dintorni e chi, invece, vuole difendere la salute dei cittadini di Taranto e dintorni e la salute degli stessi operai dellIlva chiudendo uno stabilimento che avvelena tutti. (a destra, un’immagine ‘pittoresca’ dell’Ilva di Taranto)
Insomma, in Puglia cè il caos. E evidente che non sanno gestire la cosa. Dovrebbero prendere esempio dalla Regione siciliana, che da oltre trentanni, nellarea industriale di Siracusa, tiene in piedi una situazione simile, se non peggiore, di quella dellIlva di Taranto senza tanti clamori.
Nellarea industriale di Siracusa – soprattutto a Priolo, a Melilli e ad Augusta – i veleni ammorbano laria da decenni, ma nessuno ha detto nulla. Qualche protesta cè, ma il potere la controlla. Da oltre un decennio nascono bimbi deformi, ma nessuno ne ha fatto un dramma.
Nel mare antistante larea industriale di Siracusa, per oltre un ventennio, le industrie chimiche hanno scaricato quintali di mercurio. Con il risultato che, oltre ai bimbi deformi, ci sono anche i pesci deformi e le alghe pazze. Ma, anche in questo caso, nessuno ne ha fatto un dramma.Anzi, li studiano.
Anzi, il mercurio sepolto nella rada di Augusta e, in generale, nel mare di Siracusa è diventato occasione per grandi servizi giornalistici che stimolano la produzione di endorfine tra i siciliani un paio di volte allanno. (a destra, un’immagine by night delle raffinerie di Augusta: foto tratta da siciliano.it)
Almeno due volte allanno, infatti, ampi servizi giornalistici annunciano la bonifica della rada di Augusta. E una presa in giro scientifica (in tutti i sensi), perché le tonnellate di mercurio che verrebbero fuori dal mare inquinerebbero i centri abitati, dal momento che nessuno sa dove mettere una quantità così copiosa di questo metallo velenosissimo.
Ai siciliani – e soprattutto agli abitanti di Priolo, Melilli, Augusta e via continuando – basta sapere che un giorno, nessuno ovviamente sa quando, forse mai, la rada di Augusta e, in generale, il mare antistante larea industriale di Siracusa verrà bonificata.
Insomma, in Sicilia, pur di tenere in vita i veleni dellarea industriale di Siracusa e i pochi posti di lavoro si soffre e si muore senza clamori. Anzi, come premio per i veleni che ci regalano da quarantanni, gli consentiamo di pagare le imposte in Lombardia, in barba al nostro Statuto autonomista, perché le grandi imprese che avvelenano il mare di Siracusa sono tutte del Nord Italia.
Anche in Puglia, in verità, lIlva inquinava e avvelenava. Ma lì cè la variabile impazzita della magistratura che vorrebbe – inaudito! – fare rispettare le leggi sulla tutela dellambiente nel Sud Italia.
Anche in Sicilia, proprio dalle parti di Siracusa, alcuni anni fa arrivò un giudice ragazzino – allora si chiamavano così – che scatenò un mezzo casino proprio sul mercurio che veniva scaricato in mare. Ci fu un po di trambusto.
Ma non è che, da noi in Sicilia, finì come sta finendo a Taranto! Tutto, dalle nostre parti, è stato sistemato alla siciliana: è cambiato tutto per non cambiare nulla.
In Sicilia, grazie alla politica ascara, grazie ai sindacati pronti a fare barricate per difendere i lavoratori che lavorano in mezzo al mercurio (la frase precisa dei dirigenti, area chimica, Cgil, Cisl e Uil di Siracusa è: Loperai travagghianu ),
Insomma, grazie a tutto il sistema, la Sicilia riesce subito a isolare i corpi estranei che vorrebbero far rispettare le leggi sullambiente. Nella nostra Isola, grazie a Dio, per avvelenare la gente con il mercurio e, in generale con i gas venefici e per far nascere bambini e pesci deformi non abbiamo mai avuto bisogno del bollo della Corte Costituzionale. Da noi il sistema è efficiente. Funziona alla grande.
La Puglia, in materia, dovrebbe prendere lezione dalla Sicilia
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