Tar: «Legittimo l’ampliamento discarica Tiritì» Non applicabile il principio di autosufficienza

L’ampliamento della discarica Tiritì di Motta Sant’Anastasia è legittimo. Il Tar del Lazio, a cui il Codacons Sicilia e alcuni residenti di Motta e Misterbianco avevano presentato ricorso, ha dato il via libera alla decisione della Regione. L’allargamento della struttura in contrada Valanghe d’Inverno si può fare e non ci sono vizi di legge nel rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) alla ditta Oikos da parte dell’assessorato regionale ai Rifiuti, avvenuto nel marzo del 2009. Un brutto colpo per chi si oppone alla discarica, ma il legale del Comitato che ha curato il procedimento assicura che «ci sono i margini per l’appello». Il ricorso era uno dei tre pendenti davanti alla magistratura, ma era anche l’unico a chiedere l’annullamento del decreto che autorizza il piano. Gli altri due, presentati dalle amministrazioni di Motta e Misterbianco, si oppongono al piano regionale per la gestione dei rifiuti.

Alla discarica, inizialmente con una capacità di 2 milioni di metri cubi, sono state aggiunte tre nuove vasche, che si spingono fino a 400 metri dal centro abitato di Misterbianco e a due chilometri da quello di Motta, per altri 2,5 milioni di metri cubi. Il Tar ha stabilito che l’Autorizzazione integrata ambientale è legittima, in quanto «fa riferimento ad un ampliamento di un sito già esistente e conseguentemente già valutato conforme al rispetto dei parametri relativi alle distanze esistenti con i centri abitati». La Aia, infatti, è stata rilasciata il 19 marzo 2009 e, quindi, continua il Tribunale, «in data antecedente all’entrata in vigore delle disposizioni regionali che impongono puntuali limiti in tema di distanze delle discariche dai centri abitati». Stabiliti dalla Regione soltanto un anno dopo, con la legge 9 del 2010. Paletti che, sottolinea il Tar, riguardano in ogni caso i nuovi impianti in aree agricole, che devono distare almeno tre chilometri dai centri abitati. E in questo caso invece, «l’ampliamento della discarica ricade pur sempre in una zona classificata come discarica dai vigenti strumenti urbanistici comunali».

C’è poi un altro punto, che riguarda il principio di autosufficienza, richiamato dall’articolo 110 del Testo Unico Ambientale. Che impone che la discarica serva territori immediatamente vicini, non tutta la Sicilia orientale, come in realtà accade. I cittadini che hanno fatto ricorso insieme al Codacons, ne hanno ipotizzato la violazione. Ma il tribunale amministrativo ha osservato che «in una circolare del luglio 2008 dell’Agenzia Regionale per i Rifiuti e le Acque della Regione Sicilia si evidenzia la possibilità, da un lato, di disporre di impianti esistenti sul territorio regionale al fine di salvaguardare le esigenze connesse allo smaltimento dei rifiuti di territori che versano in situazioni critiche ed emergenziali e, dall’altro, di operare per il tramite dell’ampliamento della capacità delle discariche esistenti prima di procedere alla creazione di nuove discariche».

«Il Tar rigetta il ricorso sulla base di una serie di considerazioni, ma questa in particolare mi colpisce giuridicamente – spiega Mauro Di Pace, il legale del comitato -. In questo caso, il Tribunale stabilisce che il principio di autosufficienza non si applica, a seguito della circolare dell’Arpa del 2009. Mi chiedo come una circolare possa prevalere su una norma nazionale e comunitaria». Un altro punto su cui l’avvocato esprime dubbi è quello relativo all’analisi del terreno. Il Tar, basandosi sulla documentazione depositata agli atti, ricorda che «le caratteristiche stratigrafiche, morfologiche, geologiche, geotecniche, idrogeologiche e macrosistemiche del territorio rendono l’area ideale per le attività di smaltimento rifiuti». «Ma il TAR non ha effettuato alcuna istruttoria sul punto – ribatte Di Pace – la Oikos ha sostenuto che il terreno è impermeabile, eppure ad aprile la procura ha sequestrato alcune aree della discarica per sversamento del percolato nel terreno, e ciò dice molto sulla sicurezza per la salute». Alla luce di questi elementi, il legale ritiene che si siano le possibilità per ricorrere in appello. Ma la decisione adesso spetta al Comitato dei cittadini.

Salvo Catalano

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