Taormina, i tentativi di estorsione del clan Brunetto Presi di mira autosaloni. Titolare resiste e denuncia

Quattro esponenti di Cosa Nostra etnea avevano puntato la loro attenzione su alcune rivendite di automobili nel comprensorio di Taormina. Lo hanno scoperto i carabinieri che sono andati direttamente a chiedere conferma dei loro sospetti alle vittime delle estorsioni. E proprio grazie alla collaborazione dei titolari, la Direzione distrettuale antimafia di Messina ha chiesto e ottenuto che finissero dietro le sbarre i catanesi Antonio Faranda Francesco, 37 anni, ed Emanuele Salvatore Blanco, 44, entrambi residenti a Fiumefreddo e ritenuti dagli investigatori appartenente al clan mafioso dei Brunetto, egemone nell’area sub-etnea nord-orientale. 

In manette anche Enzo Ferriero, 30 anni di Paternò, anche lui ritenuto elemento di spicco ed emergente nell’area etnea e Carmelo Porto, 60 anni, residente a Calatabiano, quest’ultimo considerato al vertice del clan mafioso Cintorino. Sono accusati a vario titolo di estorsione in concorso, con l’aggravante del metodo mafioso. Come ricostruito dai carabinieri di Taormina, i quattro presunti estorsori«sotto pressanti minacce mafiose» a una delle due vittime, avevano imposto la consegna di un’auto. L’imprenditore ha dato il veicolo in cambio di due assegni, uno riferibile a un conto corrente già estinto, l’altro a un conto corrente con un saldo negativo.

Il secondo imprenditore non ha ceduto alle richieste estorsive. Ed è stato anche preso a ceffoni nei pressi dell’autosalone. Non riuscendo a ottenere quanto chiesto, l’organizzazione mafiosa, come accertato dai carabinieri «ha mutato l’oggetto della richiesta che in prima istanza erano delle autovetture, richiedendo successivamente il pagamento di una somma in denaro a titolo di pizzo».

L’imprenditore ha riferito tutto ai militari dell’Arma. Adesso gli arrestati sono stati trasferiti nel carcere di Gazzi e si trovano in isolamento, in attesa dell’interrogatorio di garanzia. I provvedimenti sono stati dal Gip. Eugenio Fiorentino su richiesta del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Messina, Sebastiano Ardita e del sostituto procuratore Francesco Massara.

Simona Arena

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