Dal sindaco a diversi consiglieri comunali, fino a qualche parlamentare e tanti militanti e attivisti. La piazza di Palermo è senza bandiere, ma nei portafogli le tessere di partito sono diverse. Erano in migliaia, questa sera a Palermo (diecimila secondo gli organizzatori). Un fiume di gente armata di pesciolini di carta per dire di no al razzismo, alla xenofobia, alla politica dell’odio. Per dire a Matteo Salvini che non si sentono rappresentati dalle sue parole. Forse, semplicemente, per sentirsi meno isolati politicamente, in un momento storico in cui le dinamiche partitiche sono sempre più liquide.
Così ecco che in piazza Verdi a Palermo c’erano tanti amministratori locali, dirigenti di partito, volti noti della politica nel capoluogo. C’era il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che anche sui social ha rivendicato la sua presenza, sottolineando che «Palermo è una città accogliente, quindi le sardine sono a casa loro. Questa è una città concretamente impegnata contro l’odio ed il razzismo, anche violando i decreti disumani e costituzionali promossi dall’ex ministro Salvini»
Diversi gli assessori, i consiglieri comunali, i rappresentanti delle circoscrizioni e gli ex inquilini di Sala delle Lapidi, da Giovanna Marano a Fabrizio Ferrandelli (+Europa), da Silvio Moncada (Italia Viva) ad Alberto Mangano, fino ad Aurelio Scavone, Rosario Filoramo (Pd), Barbara Evola (Sinistra Comune), Francesco Bertolino (Italia Viva), Rosario Arcoleo (Pd), Ninni Terminelli, Fabio Teresi (Pd), Fausto Melluso (Sinistra Comune). «Sono qui per ascoltare – dice Melluso – perché quando le cose sono spontanee bisogna viverle come tali. È bellissimo che tanta gente voglia stare in piazza, io sono qui per ascoltare».
E ancora, il magistrato ed ex senatore Peppino Di Lello, l’ex sindaco di Ustica, Attilio Licciardi, il coordinatore regionale di Democrazia e Lavoro Cgil, Saverio Cipriano, l’ex parlamentare Pd, Tonino Russo, i Partigiani Dem, l’ex segretario cittadino del Pd, Tony Costumati, il componente della segreteria di Rifondazione Comunista, Marco Giordano, le esponenti 5 Stelle Claudia La Rocca e Alessandra Costantino. «Questa piazza mi ricorda gli inizi del Movimento 5 Stelle – dice La Rocca – leggere il manifesto dei 10 punti mi ha emozionata. Io non lo so come e se si evolverà questa cosa, so che davanti a questo degrado culturale abbiamo il dovere di scendere in piazza per dire di no al fare politica soltanto per la ricerca del consenso».
I cellulari squillano all’inizio, poi è il black out sia delle linee telefoniche, che di internet. Si fatica a muoversi nella piazza, la sensazione è davvero quella di stare stretti come sardine. La gente prova a cercarsi in giro per la piazza, prova a telefonare. «Per fortuna non ci incontriamo – risponde qualcuno al telefono – siamo in troppi».
«Ovunque c’è un sentimento antifascista da coltivare – dice il sindacalista Cipriano – è doveroso farlo». «Vedo tantissima gente che prima non c’era, che io non conosco» aggiunge l’ex consigliere Scavone. Secondo il presidente della IV Circoscrizione, Silvio Moncada, si tratta di una «piazza importante, perché è la prima a riempirsi così in un territorio in cui non si vota o in cui era previsto un comizio di Salvini. A sinistra c’è chi critica le sardine? Per favore, smettiamo di fare i nemici della contentezza».
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