Botta e risposta fra Rosario Crocetta ed il Movimento 5 stelle sulla paternità del provvedimento che taglia le Province. Oggi, il presidente della Regione ha convocato a Palazzo dOrleans i giornalisti per esporre come un trofeo la sua vittoria sulla eliminazione degli enti intermedi. Nessuno di noi avrebbe mai scommesso un euro che l’Ars avrebbe mai accettato l’abolizione delle Province. I grillini hanno sicuramente compartecipato a un processo che rientrava nel mio e nel loro programma elettorale ma la maggioranza ce l’avrebbe fatta anche soltanto con le sue forze”. Come dire: grazie ma potevamo fare anche da soli. Eppure, in campagna elettorale Crocetta si è guardato bene dal toccare largomento, giustificando solo successivamente questa scelta voluta, per evitare che qualcuno (il centrodestra) potesse giocarla contro di lui. I grillini, al contrario, se ne sono fregati ed hanno spifferato ai quattro venti di essere seriamente interessati a togliere questi carrozzoni mangia soldi.
Il Presidente ha sottolineato che “anche se si fossero astenuti il ddl sarebbe passato. Non mi piace- ha proseguito- che si dica sia una legge dei grillini visto che il governo l’ha presentata e la maggioranza ha risposto alla grande. Se l’avessero voluta solo i cinque stelle sarebbe finita al macero.
Le agenzie hanno subito mandato i lanci e la risposta del capogruppo dei grillini di Sala dErcole, Giancarlo Cancelleri, non si è fatta attendere. Crocetta dica quello che vuole, ma sul voto siamo stati determinanti. Ora risposte ai lavoratori e alle piccole imprese. Il M5S rivendica prima lo stop al Muos e poi l’alt alle Province. Così il gruppo del Movimento all’Ars festeggia un nuovo grande risultato che definisce addirittura epocale.
Siamo i primi in Italia dice Cancelleri ad abolire questo inutile carrozzone. Finalmente da ogni parte del Paese si guarderà alla Sicilia come un esempio virtuoso e non come ad una fiera degli sprechi e degli inutili stipendifici. Quindi Cancelleri rimarca il ruolo fondamentale avuto dai 15 deputati dellAssemblea. L’abolizione delle Province è merito soprattutto nostro, che abbiamo riportato il dibattito sulla giusta strada, quando il governo sembrava optare per una riforma differente, che anziché abolire l’ente lo rinforzava. E sul voto, a differenza di quanto dice Crocetta, siamo stati determinanti. Sull’abolizione delle Province hanno lavorato spesso nell’ombra, in commissione Affari Istituzionali, i deputati Siragusa, Cappello e Troisi, ora soddisfatti per l’importante traguardo.
Credo commenta Salvatore Siragusa – che sarà sempre più difficile per i detrattori dipingerci come inesperti o addirittura incapaci. Più che alle chiacchiere ci stiamo affidando ai fatti, che, mi pare, parlino sempre di più un linguaggio a Cinque Stelle. Non si dimentichi pure che siamo stati gli unici a tagliare i nostri emolumenti e a gettare le basi per la creazione di un fondo per il microcredito destinato alle imprese.
La soppressione delle Province comporterà un risparmio di circa 50 milioni di euro l’anno, ma non è solo tra le pieghe dei bilanci che si potranno scovare i benefici dell’operazione.
I nuovi consorzi di Comuni, che nelle nostre intenzioni sostituiranno le Province – aggiunge Cappello dovranno essere più vicini ai cittadini, con cui questi dovranno raccordarsi per dare risposte a bisogni concreti. E tutto ciò senza creare contraccolpi al personale. La riforma, infatti, non dovrà sopprimere nemmeno un posto di lavoro. Ora, si vedrà se dai risparmi ottenuti attraverso la cancellazione dellente, Governo e Parlamento regionali si metteranno daccordo per destinare le risorse al sussidio di solidarietà per le famiglie a reddito zero, che Crocetta verrebbe istituire.
Tagliato un traguardo, i deputati Cinque Stelle puntano ora a dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini e delle imprese.
Bisogna pensare alla gente dice Cancelleri che è disperata. Il dibatto politico verte sul doppio voto di genere, sulla soppressione del simbolo dei partiti dalla scheda del sindaco e amenità varie. I problemi di cui occuparsi sono ben altri. Si pensi alle famiglie, che non sanno più a che santo votarsi, alle piccole imprese che arrancano e spessissimo chiudono, all’economia che deve assolutamente ripartire in qualche modo. Tutto il resto, ora, è aria fritta.
Riforma delle Province sotto locchio centralista (e prefettizio) di Roma
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