Taglio ai vitalizi, alla Regione resta un mese M5s: «Basta ping pong Miccichè-Musumeci»

L’Assemblea regionale siciliana ha tempo fino al 31 marzo per procedere a quello che, per anni, non ha voluto fare: ovvero ridurre i vitalizi dei parlamentari. Dopodiché la Regione, se rimarrà inadempiente, vedrà ridotti i trasferimenti da parte dello Stato. Lo prevede una norma dell’ultima legge di bilancio varata dal governo nazionale. Il tema torna adesso di attualità perché il tempo stringe: da una parte il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, oggi ha annunciato che di questo si occuperà a breve la conferenza Stato-Regioni per trovare una soluzione condivisa entro il 31 marzo; dall’altra il Movimento 5 stelle, che del taglio ai vitalizi ha fatto una storica battaglia e che all’Assemblea regionale ha depositato una proposta la scorsa estate, continua a incalzare. 

«Il tempo scorre – attacca il deputato Giancarlo Cancelleri – e se entro fine aprile non si procederà alla rimodulazione dei vitalizi sulla base dei contributi effettivamente versati, pagheremo, come disposto dalla legge di stabilità nazionale, un prezzo salatissimo in termini di tagli dei trasferimenti dello Stato, che potrebbe arrivare fino a 70 milioni di euro. Cosa che, in un momento come questo, per la Sicilia sarebbe veramente tragica. È inaccettabile che per difendere i privilegi di pochi si intacchino i diritti di molti, che già stanno soffrendo e parecchio, per i tagli dell’ultima Finanziaria regionale».

A decidere deve essere l’Ars, dopo che la giunta Musumeci nei giorni scorsi «ha ritenuto di non impugnare la legge di bilancio dello Stato sui vitalizi». «Miccichè e Musumeci la finiscano con questo inaccettabile scaricabarile – continua Cancelleri – con questo ping-pong istituzionale tra Regione e Ars, alla ricerca della responsabilità di chi debba pronunciarsi sui tagli dei vitalizi degli ex deputati». 

La proposta del Movimento 5 stelle prevede di trasformare il vitalizio in pensione calcolata interamente col sistema contributivo. Quello, cioè, che normalmente avviene per tutti i cittadini. E che dal 2012 – col nuovo regolamento introdotto – vale pure per gli ex deputati dell’Assemblea regionale siciliana che abbiano compiuto 65 anni. Ma solo per quelli che hanno svolto l’attività successivamente al 2012. Per tutti gli altri il vitalizio rimane valido. Ne consegue che, al momento, l’Ars paga ogni mese 761mila euro per garantire 158 vitalizi ad altrettanti ex deputati. A cui si aggiungono altri 165mila euro per 30 deputati che rientrano in un sistema misto, detto pro-rata: retributivo per gli anni svolti prima del 2012 e contributivo per gli anni successivi. Ci sono poi i 129 assegni di reversibilità, la cui spesa mensile ammonta a 588mila euro: vitalizi che, una volta morto il deputato beneficiario, sono passati non solo alle vedove, ma anche, in quattro casi, ai figli. Secondo i calcoli del M5s, applicando i tagli la spesa annuale si ridurrebbe da 18 a otto milioni. 

Il consiglio di presidenza dell’Ars ha finora rinviato il tema, volendo approfondire il rischio incostituzionalità per una norma che sarebbe retroattiva e le eventuali responsabilità dei deputati, qualora firmassero un atto che potrebbe risultare illegittimo. Di pareri legali ne sono stati depositati quattro: uno esitato dagli uffici dell’Ars, due presentati dall’associazione degli ex parlamentari dell’Ars, e quello del Consiglio di Stato che ha dato il via libera al taglio dei vitalizi realizzato dalla Camera dei deputati.

Salvo Catalano

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