Come prima, peggio di prima. I cancelli del Bastione degli infetti di via Torre del vescovo sono di nuovo sbarrati. Tutto chiuso, da una settimana, perché non c’è più nessuno che vada ad aprire il lucchetto e a rendere fruibile il bene. Al numero delle vittime del dissesto economico-finanziario del Comune di Catania se ne aggiunge un’altra. Perché se «i servizi di custodia sono stati ridotti» è per via del risparmio necessario per risanare le casse di Palazzo degli elefanti in default. «Il Bastione degli infetti non rientra tra i beni di cui ci occuperemo secondo il nuovo contratto di servizio – conferma a MeridioNews Massimo Lombardo, presidente della società partecipata Multiservizi – Non è ancora stato sottoscritto, ma la giunta prima e il Consiglio comunale poi hanno deliberato i tagli». Dall’anno scorso al 2023, progressivamente, si dovrà arrivare a una riduzione del valore del contratto annuale di quasi sei milioni di euro.
«Stiamo applicando le prime economie sui servizi di pulizia e custodia». Così non sarà effettuato più il servizio di portierato diurno per i beni municipali. E se negli uffici si può sopperire in altro modo, in luoghi come il Bastione degli infetti è un po’ più complicato. Lì, nel cuore del quartiere Antico corso, ad aprire al pubblico i resti delle storiche fortificazioni cittadine di Carlo V, arrivava un dipendente Multiservizi al mattino. E un altro, a fine giornata lavorativa, si presentava per richiudersi alle spalle il lucchetto. Il comitato popolare Antico corso, protagonista della riqualificazione del bene quando a stento l’opinione pubblica ne conosceva l’esistenza, si è visto così privato dell’ultima possibilità rimasta per organizzare le proprie attività al suo interno.
«Stiamo cercando di percorrere la strada della concertazione con il primo Municipio», interviene Salvo Castro, storico attivista del quartiere. «Siamo in attesa che venga avviata un’interlocuzione, nel frattempo proviamo a fare del nostro meglio». Cioè a richiamare chi entra nel Bastione scavalcando i cancelli. «Qualche giorno fa dei ragazzi hanno aperto l’acqua e l’hanno lasciata scorrere – continua Castro – Abbiamo telefonato in Comune e abbiamo chiesto l’intervento degli operai, che effettivamente sono arrivati. Insomma, facciamo la nostra parte da cittadini impegnati nel recupero del quartiere».
Per provare a fare di più, gli spazi si sono ristretti anni fa. Il Bastione, di proprietà di un Ipab (Istituto pubblico di assistenza e beneficenza) regionale, è stato a lungo curato solo da attivisti e attiviste del rione, che hanno anche proposto la candidatura di successo delle storiche fortificazioni tra i Luoghi del cuore del Fai. A dicembre 2016 la svolta: l’allora sindaco Enzo Bianco propone l’area tra i progetti di miglioramento che potevano essere finanziati con i fondi della democrazia partecipata. A due passi da via Plebiscito e dalle trattorie di carne di cavallo arrivano quindi 333mila euro destinati alla ristrutturazione del bene. Nel progetto spuntano un paio di bambinopoli, poi cancellate (entrambe) dopo che MeridioNews aveva sollevato il caso. Alla fine, il Bastione viene ultimato e, nell’attesa di un bando di gestione promesso ma non realizzato, ad aprirlo e chiuderlo restano gli operai della Multiservizi.
Oggi neanche più quelli. Come prima, peggio di prima, dicevamo. Perché, almeno, prima non erano stati spesi i fondi regionali. Adesso sì. «Non ero a conoscenza del fatto che il Bastione fosse stato chiuso – risponde a questa testata l’assessore al Verde Fabio Cantarella – Del resto, queste non sono scelte che fa la politica. Se ne occupano i dirigenti». Chiamati a razionalizzare le spese per renderle sostenibili. «Sapevo delle trattative in corso, ma non dell’esito. Mi interesserò della vicenda – garantisce il componente della giunta di Salvo Pogliese – Il nostro interesse non è certo di lasciarlo chiuso». Intanto, però, il lucchetto resta dov’è.
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