A ferire a morte Dino Salvato, il 29enne ucciso nella tarda serata di ieri alla periferia di Palermo con due colpi di pistola in testa, sarebbe stato lo zio. Uno scenario, quello della lite maturata in ambito familiare, già ipotizzato da alcuni residenti e da noi anticipato, e che sembrerebbe essere confermato dai recenti sviluppi delle indagini. La polizia infatti, avrebbe fermato lo zio della vittima, Alfonso Vela, che si trova ancora nei locali della mobile. Sembra che l’uomo abbia già fatto parziali ammissioni. L’uomo è stato interrogato per tutta la notte e sarebbe crollato nella tarda mattinata. Non si conosce ancora il movente ma si parla di «futili motivi»: «Ci sono stati diversi round tra di loro negli ultimi due giorni – rivelano dagli uffici della mobile -, culminati in questo triste epilogo».
Una ricostruzione in parte già anticipata stamane da un residente, che vive a pochi passi del luogo dove è stato ritrovato il corpo senza vita di Salvato. «Per come ho capito io erano parenti – riporta un residente -. Appena si supera il ponte, dopo la salita, ci sono delle case vecchie, dopo la missione delle donne, lui viveva lì, e aveva dei figli», mentre un altro rivela: «L’hanno ammazzato barbaramente, devono fargli l’autopsia» spiega e poi, riferendosi alla vittima dice ancora: «Abitava dall’altra parte della strada. Figli? Sono tutte famiglie numerose quelle». Intanto, già da stanotte sono state interrogate quattro persone.
Dino Salvato era stato arrestato nel dicembre del 2016 per avere derubato e palpeggiato, insieme al fratello e a un altro ragazzo, alcune giovani alla Vucciria. L’aggressione era avvenuta ad agosto, le giovani si rifugiarono a piazza San Domenico. La folla aiutò proprio Salvato a scappare. E lui per fuggire aveva sferrato anche un pugno a un agente. Le indagini della squadra mobile, poi, erano risalite ai tre.
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