Suor Cristina e la sindrome di Down «Ecco perché mi sento fortunata»

Una sfida. Cristina Acquistapace definisce così la sindrome di Down. Da 40 anni originaria della provincia di Sondrio la accompagna nel viaggio della vita. Eppure la prima suora laica al mondo affetta dall’anomalia cromosomica, non si sente diversa. «Sono convinta – dice – che sia stato anche un incentivo per me stessa, nel dimostrare che sono come chiunque altro. Mi sono sempre considerata come gli altri perché come tutti, sogno, spero, provo dei sentimenti, gioco. In una sola parola: vivo». In questi giorni è stata ospite dell’Arcidiocesi di Palermo per sensibilizzare la comunità locale sul tema dell’inclusione sociale e lavorativa di persone con la sindrome di down.

E stamattina, presso la Sala Gialla di Palazzo delle Aquile, ha incontrato ragazzi e istituzioni per raccontare il suo percorso spirituale e umano. Un appuntamento a cui hanno partecipato tra gli altri, Cettina Di Benedetto, referente per Palazzo delle Aquile di Family audit e Welfare aziendale e della rete RE.A.DY, i rappresentanti dell’Afpd e i ragazzi che, grazie alla convenzione che l’associazione ha stipulato con il Comune, hanno preso parte al progetto di “Inserimento lavorativo per l’integrazione di soggetti affetti da sindrome di Down” presso lo staff del capo di gabinetto.

«Nel 1972 quando sono nata non vi erano le associazioni che esistono ora – spiega -: con me c’erano solo mia madre e mio padre e intorno a noi l’ignoranza umana, che non ha avuto influenze realmente negative». Suor Cristina va a scuola, studia, resta in contatto con la gente e si fa molti amici, «grazie a mamma e papà che non mi hanno segregato in casa o inviato in un istituto». Poi arriva l’esperienza in Kenya, dove una zia fa la suora missionaria. «Di fronte a una così grande povertà, mi sono sentita fortunata e felice». 

La sindrome di Down per lei non è mai stata «una maledizione», «talvolta un peso» ammette, ma anche «una prova per vedere se, nonostante tutto, io possa vivere una vita piena, una vita come tutti gli altri». Perché chi ne è affetto ha gli «stessi diritti e doveri degli altri, forse non possono fare alcune cose, ma sono in grado di farne altre». Riconoscere i propri limiti è una «prova di intelligenza» assicura e, a chi le chiede quale è il suo sogno, risponde: «Vorrei prendere i voti e dedicarmi interamente alla scelta religiosa perché sento di essere stata chiamata e perché c’è troppa povertà nel mondo: povertà spirituale, soprattutto, e la Chiesa ha bisogno di me, delle mie preghiere e della mia dedizione incondizionata».

Le sue parole vanno dritte al cuore. Della sua diversità si è accorta da bambina. «Mi sono resa conto presto che per me era meno facile fare le cose che la mia sorellina più piccola di appena un anno faceva senza fatica». Un limite che, però, non l’ha mai preoccupata più di tanto. «Avevo capito che con un po’ di pazienza alla fine anch’io riuscivo a fare tutto e quando proprio non ci riuscivo sapevo che in ogni caso ci avevo messo tutta la mia buona volontà, per cui ero lo stesso serena».

A farle notare la sua condizione di disabile sono soprattutto gli altri. «Mi sono sentita handicappata sempre e soltanto quando me lo hanno fatto notare e questo purtroppo è capitato spesso e capita ancora ogni volta che la gente che mi avvicina è ignorante e piena di pregiudizi. Disabile lo sono dalla nascita, ma con la sindrome di Down sono sempre andata d’accordo perché sono stata molto aiutata, mentre handicappata mi sento soltanto ogni volta che gli altri mi ci fanno sentire». Allora il messaggio che occorre passi per suor Cristina è che la sindrome di Down «non è una malattia e non è colpa di nessuno. I bambini che nascono con la mia stessa sindrome non devono essere tenuti all’oscuro della loro situazione per troppo tempo altrimenti finiranno col pensare che le difficoltà dipendono da loro e questo non li aiuta».

«Incontri come quello di oggi con suor Acquistapace – dice il sindaco Leoluca Orlando – ci fanno capire ancora una volta che la diversità è ricchezza in tutte le sue accezioni». E al tempo stesso sottolineano la necessità che «un’Amministrazione comunale come la nostra continui a fare rete e ad accogliere i benefici e l’influenza stimolante di questi ragazzi che svolgono con grande competenza mansioni utili all’organizzazione degli uffici di cui fanno parte». Nei mesi scorsi il primo cittadino ha conferito l’encomio a quattro dei ragazzi Down che hanno preso parte al progetto e che si sono distinti per «l’impegno profuso nello svolgimento delle attività amministrative».

Rossana Lo Castro

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