«Non so più da quanto tempo non vedevamo tutta questa gente qui». Il «qui» di cui parla la guida vulcanologica di Etna Nord Vincenzo Greco è l’osservatorio vulcanologico che si trova a quota 2.860 metri. Mentre le escursioni stentano ancora a ripartire dopo il lockdown, l’occasione che ha riunito le persone sull’Etna nella mattinata di ieri è stato il primo matrimonio celebrato con rito civile all’osservatorio di Etna Nord. «È stata una emozione estrema anche per noi – racconta Greco a MeridioNews – e le condizioni sono state ottimali». Poco vento, cielo limpido, crateri calmi. Catanese lei, romano lui volevano entrambi «che fosse una prima volta in un luogo inusuale». A celebrare le prime nozze ad alta quota è stato il sindaco di Linguaglossa Salvatore Puglisi che, già diversi anni fa, aveva spalancato agli innamorati le porte della montagna. Mai però un «sì» era stato pronunciato così in alto.
«E devo dire che questo matrimonio ci ha portato bene – dice la guida vulcanologica – perché proprio ieri c’è anche stata la prima escursione in lingua inglese della stagione sul versante Nord dell’Etna». Una famiglia di turisti tedeschi, una rarità in questa estate post-pandemia in cui, finora, i visitatori ad alta quota sono stati pochi. «A giugno praticamente non abbiamo lavorato – conferma Greco – escluse le poche persone che sono arrivate proprio alla fine del mese». Adesso, qualcosa inizia a muoversi: «Riceviamo qualche mail con richieste di informazioni e – dice sorridendo – anche il telefono ha finalmente ricominciato a squillare». Piccoli segni di una lenta ripresa. «Le prenotazioni sono soprattutto da parte di turisti italiani. Le pochissime richieste dall’estero – sottolinea la guida – arrivano da Belgio, Francia e Olanda. Dalla Germania una sola mail finora. Ma è già qualcosa». Specie rispetto al niente a cui si è rischiato di andare incontro. «Per risvegliare anche il turismo di prossimità che, al momento, non esiste – racconta Greco – stiamo anche organizzando degli eventi ad alta quota, come le albe o i tramonti».
A soffrire la mancanza di turisti è anche il Rifugio Sapienza che per diverse settimane ha deciso di aprire solo il sabato e la domenica e che proprio oggi riprende l’attività a pieno ritmo – o quasi – dopo 120 giorni di chiusura. «La stima è che faremo meno del 20 per cento rispetto agli anni passati», dice preoccupato a MeridioNews Domenico Moschetto, il proprietario dell’hotel e ristorante. «I primi turisti stranieri ci sono apparsi, come un miraggio, il fine settimana appena passato». Qualche francese, una comitiva di spagnoli e quattro tedeschi. «Siamo stati così contenti di potere rispolverare l’inglese che non abbiamo sparato i fuochi d’artificio solo perché non ce li avevamo», dice ironico Moschetto.
Dopo un inverno senza neve e con le piste rimaste a lungo chiuse, «speravamo nella stagione estiva. Invece, la situazione è catastrofica: delle 24 camere che abbiamo a disposizione – spiega il titolare – ne abbiamo occupate otto e nei giorni in cui eravamo qui, anche se chiusi al pubblico, nessuno dei pochi escursionisti è entrato nel piazzale a chiedere se si potesse mangiare al ristorante». Intanto, oggi si prova a ripartire con sei dipendenti – invece che i venti impiegati normalmente – e «nonostante l’enorme danno economico che ci portiamo addosso», conclude Moschetto.
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