Una task force istituita dalla Regione punta a riaprire lo sconcertante dossier della Strada Costa, monumento allo sperpero che giace da quasi trent’anni alle pendici dell’Etna. Alla fine degli anni Ottanta, a Castiglione di Sicilia, gli amministratori del tempo ebbero l’idea di convertire un ramo dismesso della Ferrovia Circumetnea in una strada di collegamento con il vicino paese di Linguaglossa. Risparmiare 5-10 minuti d’auto recuperando circa sette chilometri di binari e gallerie: un’idea che, decenni dopo, è ancora un cimitero di buone intenzioni e denaro pubblico. Tanto, tantissimo denaro: 15 milioni di euro lievitati negli anni sino a oltre 22 milioni e 700mila euro, secondo gli ultimi numeri dell’assessorato regionale delle Infrastrutture. Circa tre milioni a chilometro. Un colosso di sperpero in un paese di soli 3mila abitanti. Proprio dagli uffici di viale Leonardo da Vinci è partita due giorni fa una convocazione, firmata dal gruppo di lavoro creato ad agosto dall’assessorato per «l’implementazione delle azioni volte a fronteggiare, accelerare e risolvere le criticità dell opere incompiute».
Per lunedì, a Catania, è appunto fissato un incontro tra la task force palermitana e il sindaco di Castiglione, Antonio Camarda. Che, per la verità, si troverà a discutere anche di altri scheletri d’inefficienza amministrativa, cioè due centri sociali mai finiti, di cui uno accanto proprio alla Strada Costa. Obiettivo: fare il punto e capire come uscire dalla palude in tempi brevi. Intenzione che fa quasi sorridere, se posta a confronto con la voragine di una pista ciclabile costata come l’oro ma mai inaugurata. Già perché intorno al 2000 l’iniziale progetto di una strada rotabile venne trasformato in opera green. Un percorso ciclistico che, avesse visto la luce, in tempi utili, sarebbe stato pure d’avanguardia. Gallerie rimodernate che tagliano la vallata e panorami mozzafiato. E poi finiture di prima qualità, a partire dalla sede stradale, basolato e luci che si accendono al passaggio del ciclista. Il soldi c’erano, sia statali che europei, e andavano spesi tutti su quei sette chilometri. Ma il cantiere, negli anni, si blocca almeno tre volte, di cui due fra 2000 e 2009. C’è di mezzo anche il fallimento dell’impresa appaltatrice ma anche la mai chiarita condotta del Comune di Castiglione, specie dell’Ufficio tecnico. Proprio sul ruolo di alcuni dipendenti si addenserebbero i maggiori sospetti degli inquirenti.
Tutto è finito nero su bianco nel faldone di un’indagine avviata dalla Procura di Catania, i cui atti sono stati acquisiti sul campo dalle forze dell’ordine nei mesi scorsi, in parallelo agli interrogatori dei funzionari dell’ente e dell’ex sindaco Salvatore Barbagallo. Durante il suo ultimo mandato era infatti arrivato l’ultimatum della commissione di collaudo: compiere in breve i lavori mancanti altrimenti l’idoneità all’utilizzo della strada non sarebbe mai arrivata. Uno dei tecnici, Giovanni Margiotta, già presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Palermo, lanciò in quel periodo l’allarme sui danni che la carenza di manutenzione stava arrecando alla pista ciclabile. Il Comune rientrò così in possesso del bene, provando però a rivalersi sulla ditta per i circa 600mila euro di interventi vacanti, tutt’oggi mai effettuati. A dicembre 2016, però, arriva quella che sembra una pietra tombale sulla Strada Costa, nel frattempo saccheggiata da vandali e ladri: una frana, dopo un forte nubifragio su Castiglione, interruppe il tracciato. Adesso servono almeno altri due milioni, sempre secondo una stima dell’assessorato delle Infrastrutture, per completarla.
A monitorare le condizioni della pista sono gli appassionati, bikers e non, che si avventurano in escursione. Ma anche politici: a inizio settembre una passeggiata sul posto l’aveva fatta una delegazione del Movimento 5 stelle guidata dai deputati Ars Nuccio Di Paola e Francesco Cappello.
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