Sulle società partecipate della Regione il valzer dell’ipocrisia: al ‘ballo’ anche la Corte dei Conti

TUTTI SANNO TUTTO. MA TUTTI FANNO FINTA DI NON SAPERE NULLA. E NESSUNO PARLA DEI DIRIGENTI DA 350 MILA EURO ALL’ANNO

Sulle società partecipate dalla Regione siciliana va in scena, in queste ore, il valzer delle ipocrisie.

La Corte dei Conti della Sicilia – che sa tutto – chiede ‘lumi’ agli uffici della Regione. Gli uffici dell’assessorato all’Economia, che sanno tutto, si sono presi nove mesi di tempo per appurare quello che già sanno.

Visto che si tratta di una recita, è bene fare le cose con cura: da qui l’udienza pubblica di stamattina presso la sezione di controllo della Corte dei Conti, alla presenza del presidente, Maurizio Graffeo.

Per la Regione non si presenta il governatore Rosario Crocetta, ma arrivano l’assessore all’Economia, Roberto Agnello, e il Ragioniere generale della stessa Amministrazione regionale, Mariano ‘Mario’ Pisciotta.

Si parla dei costi, che pare sfiorino i 300 milioni di euro all’anno. E delle perdite delle società. In genere, la Regione siciliana le società in attivo o le vende, come ha fatto alla fine degli anni ’90 con la Vini Corvo; o cerca di venderle senza riuscirci perché impatta con persone intelligenti (Italkali); oppure le incasina.

Attualmente, le società regionali sono circa 30. I dipendenti superano le 7 mila unità.

Nelle società regionali ci sono i dirigenti (una netta minoranza). E ci sono i lavoratori (in grandissima maggioranza).

Per capire come vanno le cose bisognerebbe chiedere agli uffici dell’Assessorato regionale all’Economia quanto costano i dirigenti e quanto costano i lavoratori.

Se, bontà loro, i ‘capi’ dell’assessorato all’Economia concederanno questi dati, basterà fare due semplicissime divisioni da scuola elementare.

Basterà dividere l’ammontare del costo dei dirigenti per il numero degli stessi dirigenti delle società regionali. Si scoprirebbero cose molto interessanti. Si scoprirebbe anche che i dirigenti di queste società guadagnano una barca di soldi.

Poi basterà dividere l’ammontare del costo del personale per il numero di dipendenti. Si scoprirà che questi ultimi – i dipendenti – vivono con stipendi bassi.

Che fare per risparmiare e salvare i posto di lavoro? Semplice: ridurre del 70 per cento le indennità dei dirigenti di queste società.

Proveremo ad essere più chiari: non parliamo dei presidenti di queste società, che non vanno oltre i 50 mila euro all’anno. Parliamo dei direttori che, in alcuni casi, si portano a casa 350 mila euro all’anno.

Siamo stati chiari?

Redazione

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