Studente vs Boschi, il testo della conclusione interrotta «Costituzione non è intoccabile, è sbagliata la riforma»

«A ottobre spero di festeggiare nelle piazze, insieme a moltissime persone, la vittoria del no al referendum costituzionale e l’affossamento di questa pericolosa riforma». È una delle frasi che Alessio Grancagnolo non ha detto alla ministra per le Riforme Maria Elena Boschi. Il discorso fatto dal 22enne studente di Giurisprudenza era stato interrotto dal rettore dell’università di Catania Giacomo Pignataro, condiviso viralmente sui social, citato dal Fatto quotidiano in prima pagina, ma non era mai ancora stato letto per come era stato integralmente scritto.

L’intenzione di Grancagnolo, alzatosi in piedi dalla platea della Scuola Superiore di Catania, era proprio leggere il suo intervento «esattamente per come era stato ideato», senza ammorbidirlo. Sentita questa premessa, la ministra lo aveva incoraggiato: «E io sono molto contenta. Per cui non si preoccupi, va benissimo così». Con un sorriso, l’universitario aveva iniziato a parlare. Senza avere abbastanza tempo per sostenere, davanti alla rappresentante del governo che propone la riforma, frasi come: «Voi continuate a dire che chi si oppone al vostro progetto è un conservatore. Personalmente mi sento offeso da questa definizione. Io credo che dobbiamo interrogarci sul percorso che stiamo imboccando. Se il cambiamento è un regresso, lottare per arrestarlo non equivale a essere conservatori».

Se il cambiamento è un regresso, lottare per arrestarlo non equivale a essere conservatori

L’appuntamento, tenutosi venerdì 13 maggiodi villa San Saverio, prevedeva domande brevi. Come precisato dal moderatore. L’intervento di Grancagnolo, già oltre gli otto minuti, era stato fermato quando lo studente aveva definito l’incontro parte di un tour propagandistico per il alla modifica della Costituzione, che verrà sottoposta a ottobre al giudizio referendario degli italiani. «Non credo che la Costituzione sia intoccabile e che non debba essere
modificata – continuava – alcune modifiche (anche radicali) devono essere
fatte, ma penso che debbano andare in una direzione diversa rispetto a
quella prevista dalla riforma, verso una valorizzazione del Parlamento
come centro del sistema, come organo rappresentativo che è espressione
della sovranità popolare».

La Costituzione non è intoccabile, ma le modifiche devono andare in direzione diversa rispetto a quella prevista dalla riforma

Il discorso del 22enne aspirante giurista, che fa parte del Coordinamento democrazia costituzionale, era stato troncato nel mezzo di un passaggio in cui replicava alle parole dette di recente dalla ministra Boschi, che aveva paragonato gli estremisti di destra di Casapound agli oppositori della riforma. Accostamento criticato anche da esponenti dello del Pd. «Mi sembra un indice del nervosismo, o forse della carenza di argomenti di questo governo». L’intervento di Grancagnolo era stato fermato a questo punto, dalla ministra prima, dal moderatore poi. Ma sarebbe continuato così: «In ogni caso, è un’offesa all’intelligenza dei cittadini e un’affermazione piuttosto becera. Le ricordo che con il fronte del no si è schierata anche l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, che rappresenta un pezzo importantissimo dell’antifascismo di questo Paese».

A togliergli la parola era stato infine il rettore dell’ateneo Giacomo Pignataro. Tra le regole dell’incontro con la ministra pare vi fosse pure il divieto del contraddittorio. Grancagnolo, rimettendosi a sedere con ancora in mano i fogli bianchi scritti in nero, aveva risposto solo: «Ne prendo atto». Ma la conclusione del suo discorso doveva essere incentrata sulla promessa fatta da Matteo Renzi, in caso di vittoria del no, di dimettersi dalla carica di presidente del consiglio dei ministri.  «Le garantisco una cosa, ministra: se ciò accadrà, non festeggeremo tanto per la caduta del suo governo – che pure in molti, me compreso, disprezziamo – ma per il futuro della democrazia di questo Paese».

Il testo integrale della parte finale, interrotta, del discorso di Alessio Grancagnolo alla ministra Boschi:

«Qualche giorno fa lei, con una imbarazzante dichiarazione, ha assimilato chi voterà No al referendum a Casapound. Mi sembra un indice del nervosismo, o forse della carenza di argomenti di questo governo. In ogni caso è un’offesa all’intelligenza dei cittadini e un’affermazione piuttosto becera. Le ricordo che con il fronte del No si è schierata anche l’Anpi, che rappresenta un pezzo importantissimo dell’antifascismo di questo Paese. Voi continuate a dire che chi si oppone al vostro progetto è un conservatore. Personalmente mi sento offeso da questa definizione. Io credo che dobbiamo interrogarci sul percorso che stiamo imboccando. Se il cambiamento è un regresso, lottare per arrestarlo non equivale a essere conservatori. Io non credo che la Costituzione sia intoccabile e che non debba essere modificata, anzi: alcune modifiche (anche radicali) devono essere fatte, ma penso che debbano andare in una direzione diversa rispetto a quella prevista dalla riforma, verso una valorizzazione del Parlamento come centro del sistema, come organo rappresentativo che è espressione della sovranità popolare. 

Il fatto che la riforma triplichi il numero di firme necessarie per le proposte di legge di iniziativa popolare, portandole a 150mila, dimostra quanto questo governo reputi importante la partecipazione popolare al processo legislativo. Un’ultima considerazione: nel 2013 un report di JP Morgan, una delle più grandi banche d’affari al mondo, evidenziava come ostacoli alla competitività dei Paesi del meridione europeo le Costituzioni antifasciste, in quanto presenterebbero caratteristiche sgradite e sarebbero troppo influenzate dagli ideali socialisti. Cito testualmente i punti criticati: “Esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori, e la licenza di protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo”. Lo stesso report individua l’Italia dell’allora governo Letta come laboratorio di quel processo di riforme strutturali necessario al superamento. I mercati e il grande capitale finanziario sembrano ormai dettare l’agenda dei governi europei, fino a ingerirsi pesantemente nella sovranità costituzionale degli Stati. Lo impone la lex mercatoria, lo esige la tecnofinanza. Nel 2011, la famosa lettera della Bce all’allora governo Berlusconi, oltre a chiedere sciagurate misure di austerità e di compressione dei diritti sociali, puntualmente attuate dai vari governi che si sono fino a oggi succeduti, chiedeva proprio una modifica dell’edificio istituzionale dello Stato. 

Guarda caso molte delle modifiche costituzionali promosse dal suo governo vanno in questa direzione. Si tratta solo di una coincidenza? Sa com’è, ministra, non le nascondo che a me qualche dubbio in realtà sia venuto. Non è che forse questa riforma risponde a pressioni, diktat o logiche che poco hanno a che fare con le reali questioni costituzionali del Paese? A ottobre spero di festeggiare nelle piazze, insieme a moltissime persone, la vittoria del No al referendum costituzionale e l’affossamento di questa pericolosa riforma. Ma le garantisco una cosa, ministra: se ciò accadrà, non festeggeremo tanto per la caduta del suo governo – che pure in molti, me compreso, disprezziamo – ma per il futuro della democrazia di questo Paese».

Marco Di Mauro

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