Stromboli, sequenza esplosiva in area sommitale «Scorie in paese solo per il forte vento di libeccio»

Si chiamano esplosioni maggiori e il perché è abbastanza intuitivo: si tratta di manifestazioni esplosive di maggiore intensità che interrompono l’attività eruttiva ordinaria (più tranquilla) di una certa tipologia di vulcani. È ciò che si è verificato domenica 18 Marzo 2018 alle 19:27Stromboli, una delle sette isole dell’arcipelago delle Eolie e uno dei vulcani più attivi al mondo. 

Le sue eruzioni rientrano nella categoria della cosiddetta attività stromboliana che, oltre a quelle dello Stromboli, si riferisce in generale a tutte le manifestazioni vulcaniche esplosive caratterizzate da bassa energia. Questo tipo di attività si distingue per la presenza di una serie di piccole esplosioni di modesta entità che si verificano ritmicamente all’incirca ogni 15-20 minuti e che comportano l’emissione di gas, cenere e frammenti di materiale incandescente lanciati fino a un’altezza massima di circa 100-200 metri. Durante la normale attività stromboliana, il materiale eruttato ricade all’interno dell’area craterica e, data la bassa energia dell’attività, le splendide  fontane di lava possono essere ammirate, senza alcun tipo di rischio, anche dalla zona sommitale del vulcano stesso. 

A Stromboli può capitare, però, che si verifichino altri due tipi di attività esplosiva: le esplosioni maggiori e i parossisimi. Le esplosioni maggiori sono delle brevi ma violente esplosioni di intensità maggiore in cui il materiale lanciato (di dimensioni anche maggiori di un metro) può arrivare a superare i 500 metri di altezza. In ogni caso il materiale emesso non arriva a minacciare le aree abitate. I parossismi sono invece gli eventi più energetici e violenti cui può dare luogo lo Stromboli. Si tratta di una violenta e improvvisa esplosione durante la quale viene emessa una colonna sostenuta di gas e cenere, insieme a una grande quantità di materiale piroclastico (i prodotti dell’attività esplosiva che in base alle dimensioni e alla forma prendono il nome di bombe, blocchi o lapilli). Data la loro enorme energia, i parossismi sono considerati gli eventi più pericolosi che possono interessare l’isola, poiché il materiale lanciato può raggiungere perfino le aree abitate come è accaduto durante l’eruzione del 5 aprile 2003.

Quello che è successo due sere fa a Stromboli è una serie di due esplosioni maggiori che hanno coinvolto esclusivamente l’area sommitale e in secondo luogo la Sciara del Fuoco, la parete nel versante nord-occidentale dell’isola lungo la quale ricade gran parte del materiale emesso. Durante la prima esplosione, le telecamere di videosoveglianza dell’ Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia hanno mostrato l’emissione di prodotti fino a un’altezza di 350 metri sopra l’area craterica. Una seconda esplosione, di minore intensità, è stata registrata circa 40 secondi dopo la prima. Una sequenza del genere si era verificata anche il 7 marzo scorso. 

«Fino a mezz’ora prima che si verificasse l’esplosione ero su in cima, ma non ho neanche sentito il boato», racconta Manuel Oliva, giovane guida vulcanologica di Magmatrek. «Stamattina l’attività era bassa, abbiamo fatto un sopralluogo e ci siamo accorti della presenza di materiale di ricaduta al di fuori della terrazza craterica. Si è trattato comunque di scorie di piccolissime dimensione, nulla di eccezionale. La preoccupazione tra la popolazione è stata causata dal forte vento di libeccio che ha trasportato le scorie più leggere fino in paese», conclude. 

Insomma, seppur si tratti di eventi imprevedibili, le esplosioni maggiori sono manifestazioni che fanno parte dello stile eruttivo dello Stromboli e, dal momento che non si registrano ulteriori variazioni dei parametri significativi oggetto di monitoraggio, l’attività vulcanica rimane nella norma e l’accesso all’area sommitale, sempre obbligatoriamente accompagnati dalle guide vulcanologiche, è aperto.

Michela Costa

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