L’ex centrale del latte di Catania è una «testimonianza di architettura storica industriale» e per questo motivo non può essere abbattuta per fare posto a un lussuoso complesso residenziale. A mettere una pietra sopra all’ultimo affare fiutato da Mario Ciancio Sanfilippo, editore ed ex direttore del quotidiano La Sicilia, è la Soprintendenza di Catania.
Lo stop si è concretizzato dopo l’inserimento del complesso di via Braille, nel quartiere Canalicchio, tra i beni isolati del piano paesaggistico etneo. Vale a dire un lungo elenco di proprietà che devono essere «conservate nell’ambito del loro contesto, e pertanto soggette a soli interventi di restauro – si legge tra le linee guida – poiché qualsiasi trasformazione potrebbe avere come ricaduta un danno grave per il paesaggio oltre che per il bene».
A doversi occupare dei lavori di abbattimento e costruzione delle villette doveva essere la ditta Spina costruzioni, su mandato della Iniziative editoriali siciliane. Società del gruppo Ciancio, attualmente confiscata in primo grado, che aveva preso in mano, dopo un lungo abbandono, il complesso industriale nato nel 1954. A gestirlo fino agli anni ’70 era stata la Siciliana Latte del latifondista Salvatore Puglisi Cosentino, precursore con il suo primo allevamento di bovini del noto marchio Sole. Messa da parte l’esperienza imprenditoriale nello stabilimento di via Braille è cominciato il degrado. La svolta arriva nel 2000 con l’acquisto del complesso da parte di Ciancio proprio con la Iniziative editoriali siciliane. Un affare, come spesso accade all’editore etneo, fiutato con largo anticipo. Sedici anni dopo al Comune di Catania arriva la richiesta di cambio di destinazione d’uso dell’immobile, da unità industriale ad abitativa, e il permesso a costruire. Da Palazzo degli elefanti il via libero definitivo viene formalizzato qualche mese dopo.
In mezzo però ci sono le vicissitudini giudiziarie. Perché l’editore finisce sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa e il suo patrimonio, compresa la Iniziative editoriali siciliane, affidato a due amministratori giudiziari dopo la confisca di primo grado del tribunale misure di prevenzione. Dello stop della Soprintendenza nei giorni scorsi ha preso atto anche il Comune di Catania. Con un documento che dispone «l’immediata sospensione dei lavori autorizzati». Aggiungendo anche come il bene ricada «su area vincolata a livello paesaggistico».
Situata a due passi, circa 300 metri in linea d’aria, dalla storica sede del quotidiano La Sicilia, il presente della struttura racconta una storia di assoluto abbandono e degrado. Tra murales e sterpaglie alcune parti dell’immobile ancora oggi danno riparo a dei senza fissa dimora. Nonostante i vistosi danni di un grosso incendio risalente a due anni fa. Meno recente un caso di cronaca risalente all’estate 2012. Quando alcuni cittadini segnalarono la presenza del cadavere di uno studente 26enne, forse morto dopo la caduta dal primo piano dello stabilimento.
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