Sterilizzazione carente, allarme a Villa Sofia

Allarme a Villa Sofia, uno dei più grandi ospedali pubblici di Palermo e della Sicilia. Gli ambienti e i materiali sanitari non verrebbero sterilizzati secondo quanto prescritto dalle norme. Con grave pericolo per il personale medico, paramedico e, naturalmente, per i pazienti. Tutto questo emerge da un documento dove si incontrano frasi che fanno rabbrividire: “Miglioramenti dei percorsi di sterilizzazioni non attuati”; la macchina per lavare (e quindi sterilizzare) gli strumenti “non a norma”; “commistione di percorsi sporco-pulito” (corridoio dove passano indistintamente materiali disinfettati e non disinfeattati, se non addirittura inquinati); “stoccaggio” che avviene “al di fuori della centrale (sala operatoria)” e altre carenze ancora.
A conti fatti, uno spaccato inquietante che la dice lunga su come vanno oggi le cose nella sanità pubblica della Sicilia. L’intestazione del documento (in alto, a sinistra del foglio) è: “Azienda ospedaliera ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello Palermo”. La lettera è firmata dal dottor Giovanni La Fata, direttore dell’Unità operativa complessa di direzione medica di presidio. Oggetto: “Efficacia del processo di sterilizzazione presso il P. O. (Presidio ospedaliero) Villa Sofia”. In pratica, come accennato all’inizio, le disfunzioni riguardano l’Ospedale di Villa Sofia. La lettere è indirizzata al direttore sanitaro, al responsabile dell’Unità Operativa Servizio tecnico, al responsabile del rischio clinico e al direttore generale dell’Azienda ospedaliera ‘Villa Sofia-Cervello’.
Nelle prima due cartelle il dottor La Fata spiega, per filo e per segno, tutto quello che la normativa impone in materia di “sterilizzazione in ambito ospedaliero”. Si tratta di una puntuale illustrazione del DPR 14 gennaio 1997 n. 37, delle linee guida Inail, dei richiami alle verifiche UNI EN ISO 14644 e via continuando.
Le ‘cose da rompere’ cominciano ad essere elencate nella terza cartella. “Il miglioramento dei percorsi di sterilizzaizione – si legge nel documento – con la realizzazione di modifiche strutturali per il miglioramento del percorso sporco-pulito, preliminari, nelle more, alla realizzazione del nuovo sistema di sub-sterilizzazione alla stato attuale non avvvenuto…”.
“Permangono – si legge ancora nella lettera – irregolarità accertate nel verbale di ispezione amministrativa a carattere igienico-sanitario… redatto dai Nas di Palermo in data 07/10/2010”. Insomma, a distanza di un anno e mezzo da irrregolarità accertare dai Nas, tutto è rimasto come prima.
Il passaggio più ‘pesante’, forse, è il seguente: “Gli ambienti risultano ancora collegati da un unico corridoio che causa commistione tra il percorso dello sporco e quello del pulito”. Ciò significa che gli strumenti disinfettati passano dallo stesso corridoio dove transita il materiale non disinfettato. E da dove – sembra incredibile, ma è così – passano pure i rifiuti.
Nella lettera vengono descritti i sopralluoghi effettuati presso la centrale di sterilizzazione. C’è la macchina “lava-strumenti non a norma”. E una precisazione che sembra molto incoraggiante per personale medico, paramedico e per i pazienti: “Non esistono zone stagno e il personale non può essere dedicato ai singoli processi ‘sporco-pulito’ sia perché numericamente insufficiente e sia perché l’ambiente non lo consente”. E ancora: “Non esistono zone filtro e gli spogliatoi sono in comune col personale del complesso operatorio”. Quindi i chirurghi non hanno gli spazi che dovrebbero a loro essere dedicati come spogliatoio.
“Esistono – prosegue impietosa la lettera – due autoclavi non passanti (da quattro unità ciascuna) e una sterilizzatrice a perossido d’idrogeno, ubicate in ambiente non idoneo (presenza di finestra, superficie insufficiente, eccessivo rumore, climatizzazione inadeguata). Si è rilevata la presenza di finestre apribili. L’impianto di climatizzazone è inadeguato”.
Segue la parte finale, pesante come un macigno: “Per quanto sopra, dovendo assicurare che il prodotto finito sia sterile e idoneo per il suo utilizzo, e il direttore di presidio è il garante dell’efficacia e affidabilità del processo di sterilizzazione, e dovendo attestare la consegna dei lavori atti a migliorare i percorsi e l’ambiente di lavoro (come da cronoprogramma), dalle verifiche igienico sanitarie effettuate, lavori effettuati sono risultati inefficienti alla risoluzione delle problematiche evidenziate”.

 

Giulio Ambrosetti

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