Statale Cl-Ag, sequestrati tratti del raddoppio Lavori eseguiti dalla Tecnis, dodici indagati

Calcestruzzo non adatto, così come le gabbie di acciaio per realizzare pali e strutture. Con questa motivazione i carabinieri hanno sequestrato alcuni tratti del raddoppio della statale 640 che unisce Caltanissetta ad Agrigento. Si tratta di segmenti di strada ancora non aperti al traffico, realizzati dalla Tecnis, la società edile finita al centro di numerose indagini, tra cui l’inchiesta di Roma sugli appalti dell’Anas. Sono dodici le persone indagate per le irregolarità nella realizzazione dell’opera, tra dirigenti, professionisti, tecnici e imprenditori, e solo uno di loro fa parte della direzione dei lavori. Tra questi c’è anche Concetto Bosco Lo Giudice, uno dei vertici della ditta. 

Il provvedimento di sequestro è stato emanato dal gip di Caltanissetta. Le irregolarità dei materiali e le difficoltà tecniche non sarebbero nemmeno state segnalate alla direzione dei lavori dalle aziende impegnate nella costruzione dell’opera. Nel dettaglio si tratta di alcune parti del viadotto Salso e della galleria naturale Caltanissetta.

A ottobre i vertici della Tecnis, Mimmo Costanzo e Bosco Lo Giudice, sono rimasti coinvolti nell’inchiesta su appalti e corruzione Dama nera. Sono indagati per corruzione e si sono dimessi dal consiglio di amministrazione. Nell’ambito della riorganizzazione è stata deliberata la nomina dell’ex direttore nazionale della Direzione investigativa antimafia Tuccio Pappalardo come presidente dell’organismo di vigilanza. Nel frattempo, qualche settimana fa, la prefetta di Catania Maria Guia Federico ha sospeso la certificazione antimafia sulla base di un dossier della Dia del 2014. 


Riceviamo e pubblichiamo dalla Tecnis:

La società precisa quanto segue:

1) L’autorità giudiziaria di Caltanissetta ha sottoposto a sequestro sei pali su un totale di 2.200 realizzati da Tecnis sulla S.S. 640. Le notizie fornite non lasciano alcuno spazio alla possibilità dell’errore umano nella mera esecuzione del lavoro, rispetto alla dolosa ed infedele esecuzione dell’opera, che non sussiste.

2) Le non conformità che hanno condotto al sequestro erano già note da tempo tanto che la CMC, rilevando nel giugno 2015 le quote che Tecnis possedeva in Empedocle 2, ha trattenuto ben € 500.000 per la risoluzione delle non conformità note, tra cui rientravano le opere sequestrate, e ben € 700.000 per eventuali problematiche che potessero sorgere.

La CMC, quindi, pur dichiarandosi stranamente “vittima” nella vicenda in esame, nell’atto di acquisizione delle quote di Empedocle2 da Tecnis ha espressamente dichiarato “…di non aver nulla a che pretendere da Tecnis in relazione ai lavori eseguiti, che vengono pertanto accettati con assunzione di ogni relativo rischio a carico di Empedocle 2, anche in relazione ai ritardi esecutivi fatto salvo quanto previsto omissis…in tema di responsabilità di Tecnis ex artt. 1667 e 1669 c.c. sull’eseguito e/o per qualsiasi conseguenza pregiudizievole dovesse derivare a Empedocle 2 e/o ai soci CMC e CCC in relazione agli esiti del procedimento penale n° 1081/13 avviato dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta …” . Tanto denota la perfetta conoscenza del problema e la soluzione già adottata.

3) Appare certamente distorto il collegamento della notizia riguardante le somme pagate da Bosco e Costanzo ad alcuni funzionari ANAS con gli ipotizzati collegamenti di questi ultimi con elementi della ndrangheta calabrese. Rispetto a tale problema certamente Bosco, Costanzo e Tecnis hanno sempre avuto atteggiamenti decisamente contrari sino a determinare l’arresto di alcuni esponenti delle cosche calabresi con l’imputazione di estorsione. La notizia sulla vicenda ANAS non si può disgiungere da quanto pubblicato da tutti i giornali nei giorni precedenti e cioè che Bosco e Costanzo furono costretti a pagare per ottenere quanto alla Tecnis spettava di diritto. Null’altro esiste a loro carico nel processo romano.

Redazione

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