Non c’è lo stato maggiore del Pdl all’apertura della campagna elettorale per la rielezione a sindaco di Raffaele Stancanelli, ma solo i fedelissimi consiglieri comunali Giacomo Bellavia, Vincenzo Castelli, Manlio Messina. Poi qualche ex scettico del Pdl, come il consigliere Tuccio Tringale, ma anche impiegati e dirigenti comunali, lavoratori delle partecipate, presidi, studenti e tanti curiosi. Nell’auditorium delle Ciminiere, per il rapporto con la città del sindaco, la folla non è certo quella riservata al neo primo ministro Pierluigi Bersani giusto un mese fa. Ma la sala, per un sindaco che si ricandida senza ancora l’appoggio del proprio partito è comunque piuttosto piena. «Cinque anni per la città, con passione, senza pubblicità e spese folli, abbiamo salvato Catania da un debito di un miliardo di euro», spiega Stancanelli, che ripete questa frase come un mantra, e all’ipotesi di una nuova candidatura non solo ci crede ma ha anche il simbolo pronto.
«Tutti per Catania» si chiamerà la lista per le comunali, mentre ancora è alla ricerca dell’appoggio del Pdl e del coordinatore Giuseppe Castiglione, che ha già detto un secco no alla candidatura, anche lui non presente in sala. «Faccio un appello al centro destra, perché sono una persona responsabile: sono le stesse persone che mi hanno pregato il 19 maggio di cinque anni fa di fare il sindaco in una situazione disastrosa. Se non mi ricandideranno devo pensare che c’è qualcosa dietro», dice Stancanelli sicuro del fatto suo: «Il centro destra tanto voterà comunque tutto per me», dice.
Il sindaco di Catania, oltre che sicuro di sé, appare in ottima forma sul palco: parla senza pause per quasi due ore dopo aver passato più di mezz’ora a stringere mani, sciorinando un elenco lunghissimo di «opere realizzate, perché non siamo stati solo ragionieri», specifica. Introdotto prima dall’inno d’Italia, poi da un video presentato dal giovane sostenitore Diego Cimino, che inizia in bianco e nero con «Catania al buio, piena di spazzatura» e prosegue, a colori, con l’arrivo di Stancanelli con i numeri: 400 chilometri di strade ripristinate, 400 milioni di debiti pagati, riduzione degli stipendi, delle municipalità, delle auto blu e degli sprechi, miglioramento dei servizi sociali e soprattutto della pianificazione urbanistica. Perché per Stancanelli la chiusura del contenzioso con i privati per i lavori in corso dei Martiri è motivo di orgoglio.
Ma il Piano regolatore generale bloccato ancora in Consiglio è il vero cruccio del sindaco. Insieme al nuovo stadio a Librino «per il quale il progetto è pronto, ma non è stato ancora realizzato perché siamo in attesa della legge nazionale, per non finire arrestato come il sindaco di Cagliari insieme ad Antonio Pulvirenti», ne fa già il suo argomento principale di campagna elettorale. «Abbiamo dato dopo quarant’anni un piano regolatore alla città – dice – Nel 1993 si pagavano ai consulenti i viaggi in Australia senza raggiungere risultati, mentre noi lo abbiamo portato in Consiglio ad agosto. Ma non lo approveranno, perché non vogliono darmi questa vittoria, sono come i bambini, e fanno lo stesso con il Piano regolatore del porto, e lo hanno fatto con il Pua per la Playa. La gente non vuole più questo modo di fare politica, i voti di protesta a Grillo sono sacrosanti», urla Stancanelli, che alza il tono proprio quando, finalmente, accenna a Enzo Bianco, suo avversario alla corsa per la poltrona di sindaco. «Noi abbiamo salvato due volte Catania, prendendola da una situazione disastrosa, prima dal dissesto e poi aderendo al fondo di rotazione. Catania è sana e non rischia nulla. Non si va e viene a proprio comodo e si butta fango su chi lavora e ci si candida solo quando la situazione è più facile, mentre nel 2008 lasciò un altro candidato a prendere il 17 per cento», dichiara Stancanelli attaccando ancora Bianco. Al quale, come strategia politica, sembra voler contrapporre proprio l’energia che dimostra sul palco.
Tra il pubblico non sono in pochi a commentare positivamente con un «che carica, che parlantina, non me l’aspettavo». Il progetto di Stancanelli è quello, però, di trovare sostenitori, di fare dei simpatizzanti «apostoli della propria visione di città», e il sindaco in carica lo fa tentando la carta dell’empatia, raccontando la sua storia politica. «Iniziai a fare politica per passione a 13 anni, entrai ai salesiani con una spilletta del mio movimento. Sapete quale era, il direttore mi rimproverò», dice Stancanelli al pubblico, parlando di una passione politica nata nel Movimento sociale italiano, mentre il direttore dei salesiani era Salvatore Resca, poi fondatore di Cittàinsieme e protagonista dell’elezione di Enzo Bianco nel 1993 come promotore delle primarie del patto per Catania. «Quando iniziai, il massimo che si poteva pensare di ottenere dalla politica con il mio movimento era di fare il consigliere di opposizione. Invece a 63 anni ho ottenuto tutto dalla politica, ho fatto il deputato, l’assessore regionale e anche il sindaco per cinque anni. Voglio farlo fino a 68 anni per consegnare poi Catania ai trentenni e quarantenni che saranno il futuro della città». Applausi per l’oratore Raffaele Stancanelli, che finisce la serata con un pensiero: «I nostri marò sono stati trattati indegnamente». Poi parte la canzone Chi bedda Catania di Giuseppe Castiglia.
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