Spurgo pozzi: chiuso Pantano d’Arci, unico centro etneo «Così oggi pulire la fogna costa ai cittadini 1500 euro»

Cancelli sbarrati da una settimana. Così, dopo la drastiche limitazioni dello scorso dicembre, si aggiunge un nuovo tassello alla crisi del settore dello spurgo di pozzi neri e fognature. Un rischio tracollo che fa rima con la chiusura dell’impianto di Pantano d’Arci dove, almeno sulla carte, le società specializzate rilasciano i liquami. Da mesi abbiamo iniziato a conferire a singhiozzo – spiega a MeridioNews il titolare di una delle imprese – finché dal 10 ottobre non si scarica più. All’inizio la Sidra (società partecipata al cento per cento del Comune di Catania) ci ha detto che sarebbe stata una chiusura di un solo giorno, poi ci hanno consegnato una lettera ufficiale con la comunicazione della chiusura». Un provvedimento che si ripercuote direttamente su tutta la cittadinanza del capoluogo etneo per cui, come assicura l’assessore all’Ambiente e all’ecologia Fabio Cantarella «stiamo già provvedendo a trovare una soluzione».

Nel depuratore ubicato a sud di Catania, nell’area della zona industriale, dovrebbero confluire i liquami dell’intero comprensorio cittadino. «Da una settimana chiunque deve pulire la fognatura a Catania non può farlo o comunque – spiega il titolare – deve far fronte a spese molto più elevati: un procedimento che normalmente costerebbe 500 euro arrivare ad avere un costo anche triplicato, con cifre assurde che superano anche i 1500 euro per una fogna di tre metri quadrati». Questo perché l’unica soluzione, al momento, è quella di conferire in impianti fuori dalla provincia, nel Palermitano o nell’Agrigentino. Il che ha dei costi di gran lunga superiori per le ditte. «Finora – aggiunge – abbiamo provato a tamponare facendo solo delle disotturazioni ma, adesso, in queste condizioni, non più possibile lavorare». 

Un impianto obsoleto e destinatario di una parte degli scarichi fognari della città, ha raggiunto la capacità limite anche per quel che riguarda i metri cubi messi a disposizione del settore spurgo. Ciò significa che almeno una ventina di aziende del settore – autorizzate ciascuna di esse a conferire un certo quantitativo di rifiuto – non possono più smaltire fanghi e sabbia che vengono prelevati dai pozzi e fosse biologiche private nel corso della loro ordinaria attività.

«La Sidra ha legittimamente chiuso l’impianto per motivazioni oggettive – chiarisce l’avvocato Giovanni Rinsivillo, portavoce autotrasporti di Confcommercio Catania – Il punto però è capire come risolvere il problema che si ripercuote su tutta la cittadinanza. Abbiamo studiato il regolamento insieme alla ditta e ciò che manca – aggiunge – è una tabella che identifichi con precisione i rifiuti che possono essere conferiti nell’impianto e quelli che, invece, devono essere esclusi». Stando a quanto riferito dall’assessore Cantarella, «stiamo facendo delle riunioni con Sidra e tecnici qualificati, già dall’altro ieri, per capire come superare le criticità che hanno portato alla temporanea chiusura e che sarebbero dettate da una nuova normativa in tema ambientale che si devono rispettare. Sapevamo già – conclude l’assessore – che l’impianto andava verso la saturazione e, adesso, stiamo lavorando per sistemare la situazione in tempi celeri». 

Marta Silvestre

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