Il regolamento di disciplina della gestione delle spese di rappresentanza non passa e la coalizione guidata da Enzo Bianco si mostra ancora una volta difficile da gestire. La seduta del consiglio comunale di ieri sera aveva due temi principali: da una parte l’attuazione delle linee guida sui fondi utilizzati dalle amministrazioni, stabilite dall’Associazione nazionale dei Comuni italiani; dall’altra l’istituzione di una commissione temporanea sulla pubblica sicurezza. Mozione della giunta Bianco la prima, tema proposto dall’opposizione (Grande Catania) il secondo. Alla prova dell’aula pesano le assenze tra le fila della maggioranza e il gruppo di opposizione non assume il ruolo di stampella politica, preferendo l’astensione e garantendo così la bocciatura.
Il pacchetto di dieci articoli del regolamento delle spese comunali, presentato dal vicesindaco Marco Consoli come una misura per garantire maggiore trasparenza, ha ottenuto 19 sì e dieci astensioni. E se la presidente del Consiglio comunale, Francesca Raciti, in prima battuta dichiara approvata la mozione, pochi attimi dopo deve fare marcia indietro. L’atto in questione, fanno notare quasi contemporaneamente i segretari e il consigliere Manlio Messina, avrebbe dovuto contare sulla maggioranza assoluta, 23 voti.
Tra molta confusione in entrambi gli schieramenti – in una seduta che ha visto Raciti richiamare più volte i consiglieri all’ordine – si passa alla votazione della seconda proposta, una commissione speciale e temporanea sulla sicurezza approvata all’unanimità. Mozione appoggiata anche dall’amministrazione – «c’è il pieno sostegno», assicura il vicesindaco -, e dalla maggioranza a patto che il tema «non diventi roba da sceriffi, ma si coinvolga tutta la città», precisa Agatino Lanzafame. A fare parte dell’ente – oltre a Carmelo Coppolino, primo firmatario – saranno tra gli altri Andrea Barresi, Carmelo Sgroi, Elena Ragusa, Maria Ausilia Mastrandrea ed Erika Marco.
Terminata la seduta con la nomina dei membri della commissione per la Toponomastica, rimane il dato politico di una maggioranza quasi diffidente e non compatta quanto lo schieramento opposto. Una questione che il primo cittadino dovrà affrontare al più presto, prima che l’aula si trovi ad affrontare tematiche più rilevanti. Dal punto di vista della cittadinanza, oltre che politico.
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