Da questa mattina lo Sperone ha detto per sempre addio al vecchio rudere di via XXVII maggio, demolito alla presenza del sindaco Leoluca Orlando e dei residenti del quartiere. Costruito nel 1977, era destinato a diventare un asilo nido comunale. Salvo, poi, non entrare mai ufficialmente in funzione e trasformarsi in breve in uno dei tanti fantasmi architettonici della città. «Mai attivato, più volte ristrutturato e poi lasciato all’incuria. Fino all’occupazione da parte di alcune famiglie rom, e poi dato alle fiamme», racconta la dirigente scolastica dell’istituto Sperone-Pertini Antonella Di Bartolo. Rudere e scuola, separati tra loro da pochissimi metri, condividevano anche la stessa sorte: «Potremmo dire che il mito dell’araba fenice ci accompagna – osserva la preside -, la scuola Pertini di via Pecori Giraldi era stata incendiata nell’estate del 2013, così come questo edificio. Ci auguriamo che lo stesso fortunato processo di rigenerazione della scuola si riproponga per quest’area».
Proprio l’incendio aveva compromesso irrimediabilmente il recupero della struttura, spazzando definitivamente via il progetto di far nascere un asilo per i più piccoli, realtà ancora inesistente e che il quartiere reclama da tempo. La demolizione di stamattina potrebbe appunto servire a far spazio a una nuova struttura: «I tecnici comunali stanno lavorando a un progetto di riqualificazione. Ovviamente, il massimo sarebbe realizzare (e rendere operativo) un nido comunale, non essendocene nell’intera seconda circoscrizione, ma sia che la riqualificazione si concretizzi in un’area gioco, un giardino, un campo sportivo, comunque questa è una svolta», sottolinea ancora la dirigente, che si è sempre interessata alle sorti di quest’area e dei resti di quel malandato rudere. «Siamo stati noi, nell’autunno del 2014, a far riaccendere i riflettori su questa struttura».
«Diciamolo subito: non è un’area di pertinenza dell’ICS Sperone-Pertini. Non c’è un interesse specifico della scuola, né un diretto coinvolgimento o tornaconto – precisa lei -. Ma in un territorio con diritti speciali come i quartieri Sperone e Brancaccio, dove si trovano i diversi plessi della scuola, frequentata da 1006 alunni, la scuola è chiamata ad assumere doveri speciali, a lavorare dentro ma soprattutto fuori dalle aule, per un’azione di pedagogia sociale che riaccosti il cittadino alle istituzioni. Tra l’altro, il plesso di scuola primaria Camillo Randazzo è a pochi metri: non sarebbe coerente studiare educazione alla cittadinanza, promuovere la cultura della legalità, magari anche partecipare a cortei e manifestazioni, e poi voltarsi dall’altra parte davanti a un monumento dell’illegalità e dell’inciviltà. Per questo la demolizione di stamattina è un traguardo per noi ed è un traguardo per l’intero quartiere. Ma è soprattutto un punto di partenza».
Un modo anche per prendere finalmente le distanze da quello che da 42 anni era stato assurto a simbolo di sperpero di denaro pubblico e della negazione dei diritti dell’infanzia. «Un’offesa alla dignità per la popolazione che abita in zona, un luogo di prostituzione, un rifugio malsano per tossicodipendenti, un pericoloso, e pericolante, spazio di gioco per i nostri bambini, al tempo stesso attratti e impauriti da quella che chiamano la casa degli orrori», continua la preside, fortemente convinta che la presenza della scuola possa fare la differenza. «È nostro dovere educare alla bellezza e coltivare la cultura dei diritti, puntare sulle potenzialità dei singoli e della comunità. Il momento vissuto oggi è stato al tempo stesso liberatorio e propositivo. Martedì faremo scuola per strada, una immensa lezione di educazione civica per piccoli e grandi: perché la scuola istruisce, educa, forma i figli del quartiere, ed è fiera di essere al tempo stesso al servizio di un territorio che pone belle sfide educative e sociali. E di uno sguardo che va oltre le recinzioni dei nostri plessi, verso nuove prospettive, nuove possibilità, nuovi immaginari». Soddisfazione anche da parte di Antonio Tomaselli, presidente della seconda circoscrizione: «Dopo anni di battaglie e tavoli tecnici….Finalmente si toglie dal degrado quest’area e si riconsegna al quartiere».
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