Sono le 12.54 del 30 giugno e le telecamere di sorveglianza inquadrano il passaggio di due scooter e una macchina bianca. L’occhio elettronico piazzato in via Santo Cantone, nel quartiere Nesima, riprende l’arrivo di tre persone: per gli inquirenti sono Giovanni Pasqualino Di Benedetto, Pasqualino Ranno e Antonino Castelli. Pochi minuti dopo, alle 13.17, il microfono cattura il rumore del primo colpo di pistola. Qualche istante e vengono esplosi altri due colpi. Sono quelli gli attimi in cui, al secondo piano di un appartamento popolare al civico 10, viene colpito in faccia Kastriot Ismailaj. Il 27enne albanese rimane ferito in maniera grave e morirà poco dopo nonostante il ricovero in ospedale. A salvarsi, invece, è il pregiudicato catanese Carmelo Leonardi. Le due vittime, stando alla ricostruzione degli inquirenti, si sarebbero ritrovate all’interno dello stabile insieme a Di Benedetto, Ranno e Castelli. Gli stessi che, tre minuti dopo gli spari, alle 13.20, scappano tutti insieme a bordo di un solo scooter grigio. A immortalare la fuga sono sempre alcune telecamere.
I tre si trovano in stato di fermo – convalidato – e due di loro si sono consegnati negli uffici della questura nei giorni scorsi. A premere il grilletto, secondo la ricostruzione della procura di Catania, sarebbe stato Di Benedetto che adesso è accusato di omicidio e tentato omicidio. In concorso con lui avrebbero agito gli altri due presunti complici. Tutti già noti alle forze dell’ordine per rapine e furti. Durante i rilievi della scientifica è stata recuperata anche una pistola calibro 30. Quest’ultima sarebbe l’arma utilizzata all’interno dell’appartamento. Da sottolineare c’è un particolare: l’arma dopo i primi tre colpi si sarebbe inceppata. Adesso bisognerà chiarire il movente di quella che sembrerebbe una vera e propria esecuzione. Dal palazzo di giustizia si fa riferimento in maniera generale a «contesti illeciti» ma il perimetro dovrà essere ulteriormente ristretto. A essere messa da parte, almeno per il momento, la pista legata alla gestione dell’alloggio popolare.
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