Sotto processo a Catania per il cosiddetto caso degli stent scaduti, ma indicato professore ordinario a Palermo: è il caso di Alfredo Galassi, noto medico catanese. Già professore di Cardiologia presso l’università di Catania e dal settembre 2011 responsabile del dipartimento di Emodinamica presso l’ospedale Cannizzaro di Catania, il professionista è stato reclutato dall’università di Palermo. Che lo scorso 26 giugno aveva emanato la «procedura selettiva relativa alla copertura di un professore universitario di prima fascia da ricoprire mediante chiamata, presso il Dipartimento Biomedico di Medicina Interna e Specialistica, oggi Dipartimento di Promozione della Salute, Materno-Infantile, Medicina Interna e Specialità di Eccellenza G. D’Alessandro». Ad aggiudicarsi la selezione, «quale candidato maggiormente qualificato a ricoprire il posto», appunto il noto cardiologo catanese che nel suo campo risulta tra i più affermati professionisti del settore a livello internazionale.
Ma nel 2015 scoppia il caso degli stent, ovvero i tubicini in rete metallica usati per riparare le arterie ostruite o indebolite, che di solito vengono impiantati nel paziente attraverso un intervento di angioplastica. Un’operazione piuttosto usuale per il cardiologo che operava al Cannizzaro. Sono sette i pazienti che lo citano a giudizio quando scoprono che le apparecchiature erano scadute. Per il primario i reati ipotizzati sono abuso d’ufficio e somministrazione di farmaci guasti.
Nel procedimento l’ospedale Cannizzaro è presente come parte civile e, allo stesso tempo, come responsabile civile (citato dagli stessi pazienti). Gli stent sono strumenti medici che vengono acquistati dagli ospedali attraverso delle gare d’appalto. L’accusa per il primario consiste nell’aver impiantato alcuni stent nonostante fossero scaduti, e ciò sarebbe avvenuto consapevolmente. La difesa sostiene che il dottore non poteva notare la data di utilizzo, perché questi sono strumenti aperti direttamente nel corso dell’intervento chirurgico e quindi Galassi non poteva saperlo. Dopo un difficile avvio si prevede comunque un processo molto lungo, visto che saranno nominati molti consulenti e invocati altrettanti testimoni. In fase di udienza preliminare, inoltre, sono stati assolti altri due medici che avevano utilizzato le apparecchiature e che hanno dimostrato la propria inconsapevolezza, mentre gli imprenditori che li avevano forniti sono stati anch’essi rinviati a giudizio.
Al momento il cardiologo affronta il processo di primo grado a Catania. Il docente è stato sospeso temporaneamente dall’azienda ospedaliera Cannizzaro, dove operava, poiché il presunto illecito sarebbe stato compiuto nell’ambito dell’attività assistenziale e non didattica. L’ateneo ha avviato, come da prassi, un procedimento disciplinare che comunque è stato congelato in attesa dell’esito del procedimento penale. Ma intanto per lui si aprirebbe una nuova parentesi professionale a Unipa, in un ruolo ambito e delicato. Una scelta destinata a far discutere. Fonti interne all’università catanese sottolineano che in ogni caso, non essendo previste particolari indicazioni di legge, subentrerebbero ragioni di opportunità. «Ci sono ancora delle procedure da effettuare – rispondono dall’ateneo palermitano – Manca ancora la nomina del dipartimento e l’approvazione del consiglio di amministrazione. Fino a quel momento non abbiamo nessun commento da fare».
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