«Sono le 10 di sera, sapete cosa fanno i vostri figli?» Da Hollywood ecco l’appello per i genitori di Torretta

«Ho pensato di prendere spunto da una campagna di comunicazione nata alla fine degli anni ’70 e che è andata avanti fino alla fine degli anni ’80. A quel tempo io vivevo negli Stati Uniti, e mi ricordo che in tutte le tv tanti personaggi ripetevano una domanda: “sono le 10 di sera, sapete cosa fanno i vostri figli”?». Dopo una vita errabonda tra Svizzera e Usa, Patrizia Catalano ha scelto di vivere a Torretta. «Mio marito è di qui, ma ho dovuto convincerlo io a tornare» racconta. E di ciò non si è mai pentita («io qui mi sento a casa»). Ma da anni c’è un problema che la attanaglia. E al quale ha provato a reagire con una curiosa campagna social, in cui appunto prima lei e poi una serie di attori di Hollywood si fanno riprendere da uno smartphone per rivolgere la stessa domanda agli abitanti di Torretta: sono le 10 di sera, sapete cosa fanno i vostri figli?

A raccontare la genesi e le modalità di intervento della signora Catalano è il figlio, il noto fotografo Gianni Cipriano che ha pubblicato i suoi scatti, tra gli altri, in apertura dell’Espresso e del New York Times. «Da diversi mesi – racconta Cipriano – ci sono dei ragazzini, probabilmente annoiati, che trovano nelle corse con i motorini l’unico svago possibile in un paese che non ha (quasi) niente da offrire. Sfrecciano in tutto il paese rischiando di investire bambini, adulti e anziani, oltre a disturbare gli abitanti a ogni ora del giorno e della notte. E così mia madre Patrizia, avvalendosi del contributo delle persone che ha conosciuto negli anni, ha dato il via pochi giorni fa a una campagna di sensibilizzazione verso i genitori: “Sono le 10 di sera, sapete dove sono i vostri figli? / It’s 10PM, do you know where your children are?”. Hanno già contribuito all’iniziativa Robert Davi (attore nel mitico The Goonies, 007 Vendetta Privata), Walter Lippa (Gomorra, Two Soldiers), Gabri Gargiulo (regista di Nel nome del Padre), oltre ovviamente i miei genitori».

I genitori di Gianni Cipriano gestiscono infatti da anni l’East Village Cafè, «un piccolo bar che prende il nome dal legame che la mia famiglia ha da generazioni con New York. Oltre alla piccola attività commerciale – spiega ancora il fotografo – i miei genitori danno il loro contributo alla comunità attraverso iniziative, proposte ed educazione civica dopo una vita trascorsa negli Stati Uniti e in Svizzera. Torretta riversa ormai da anni in una condizione di abbandono sociale, come tanti paesi siciliani e italiani. Non c’è lavoro, non c’è l’ombra di attività culturale, manca lo svago e, manco a dirlo, pare che il paese venga a malapena amministrato».

Così, complice un asfittico clima sociale, soprattutto nel periodo estivo i giovani di Torretta passano il tempo sfrecciando con le moto lungo le strade del paese. E capita spesso che si imbattano nell’attività commerciale della signora Catalano. Che dunque, oltre ai video girati in prima persona, ha pensato di coinvolgere alcune personalità del mondo del cinema. Per un problema locale, certamente, molto simile però a ciò che accade in molti altri paesi siciliani. «I ragazzi vanno avanti a scorazzare con le moto fino alle due e tre di notte – lamenta la donna – Per me, che sono metà svizzera e ho vissuto a lungo negli Stati Uniti, tutto ciò è molto strano. Il comportamento dei genitori mi appare eccessivamente libertino e, anche se è vero che il paese è piccolo e tutti ci conosciamo, ci vogliono delle regole. Questi ragazzi poi non hanno alcun timore, sarà forse l’età, i miei figli non si sarebbero mai comportati come loro. Ho paura ogni volta che correndo finiscano per ammazzarsi o ammazzare qualcuno. Io non sono una che sa stare con le mani, perciò ho scelto di agire in questo modo».

La signora Catalano, comunque, ci tiene a precisare che «non ce l’ho coi ragazzi, è chiaro che si annoiano. Non è colpa loro – dice- ma dei genitori. Che d’altra parte non credo siano cattive persone, qui a Torretta in fondo ci conosciamo tutti, è solo che non sanno dare un freno ai propri figli. È invece vero che il Comune non fa niente: i ragazzi avrebbero bisogno di spazi pubblici, di verde, di attività sociali. Io vorrei semplicemente che l’amministrazione facesse qualcosa. Ci sono tante piccole cose che si possono fare a costo zero, e anzi sono convinta che la comunità torrettese sarebbe pronta pure a una colletta per contribuire a migliorare il nostro bel paese».

Andrea Turco

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