Invasi vuoti, animali costretti a bere nel fango e le autobotti che diventano l’unica speranza per agricoltori e allevatori. La crisi idrica che affronta la Sicilia durante questa stagione estiva potrebbe essere la più grave degli ultimi anni. La colpa non è però soltanto della carenza di precipitazioni, ma è imputabile a storici problemi della rete e a una generale inefficienza nella gestione della risorsa. Attualmente quasi un milione di siciliani devono fare già i conti con il sistema di razionamento dell’acqua. E del tema si è discusso anche ieri durante il question-time alla Camera dei deputati, con interrogazioni a risposta immediata. Destinatario, in questo caso, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.
La proposta targata Movimento 5 stelle riguarda l’ammodernamento della rete idrica siciliana, ma utilizzando i fondi destinati al Ponte sullo Stretto di Messina. I cantieri dell’opera, secondo gli annunci dello stesso Salvini, sarebbero dovuti partire entro l’estate di quest’anno, ma se ne riparlerà nel 2025, dopo la doccia fredda di Valerio Mele, direttore dell’area tecnica della società Stretto di Messina, intervenuto al Consiglio comunale del capoluogo peloritano.
«Centinaia di migliaia di siciliani sono privati del diritto all’acqua, che viene mandata loro saltuariamente per poche ore a settimana. Per non parlare delle conseguenze per l’agricoltura e per le attività produttive dell’Isola – spiega durante il suo intervento la deputata pentastellata Ida Carmina – La rete idrica siciliana è un colabrodo e la dispersione d’acqua raggiunge percentuali folli. Per ogni litro immesso nella rete, più della metà si perde; senza dimenticare la situazione di Siciliacque, che offre un servizio pessimo e che vive una gestione finanziaria sciagurata. I siciliani sono allo stremo e la gente è sempre più esasperata, con tensioni anche per l’ordine pubblico, come evidenziato dal prefetto di Agrigento e da tanti sindaci siciliani. Avete puntato tutto sul Ponte sullo Stretto – conclude Carmina – ma io vi chiedo se non sia il caso di dirottare parte di quei fondi per soddisfare la sete dei siciliani».
Provocazione che il vicepremier ha rimandato alla mittente, sbandierando numeri e investimenti. «Rassicuro i cittadini siciliani per la rete idrica. A oggi per questa Regione sono programmati 122 interventi diversi, per un investimento di 899 milioni di euro – spiega Salvini – In particolare per la riduzione delle perdite e per la digitalizzazione generale. Sono stati ritenuti ammissibili anche 49 interventi proposti dalla Regione siciliana. Per quanto riguardo i gestori abbiamo avviato un monitoraggio sulla spesa dei fondi assegnati. Non mi stancherò mai di ripetere che il Ponte non esclude altri interventi. Una nuova infrastruttura è sempre volano per nuovi investimenti. Rivendico quindi i fondi stanziati da questo governo per la crisi idrica».
«La sua non è solo una risposta non soddisfacente, ma è anche preoccupante», è la controreplica della deputata del Movimento 5 stelle Daniela Morfino. Il piano di razionamento partito a marzo riguarda al momento 93 Comuni nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani. La decisione è stata presa dalle autorità regionali insieme proprio a Siciliacque, la società che gestisce l’approvvigionamento dell’acqua e la sua distribuzione ai Comuni. Tra le proposte portate avanti dalla Regione c’è anche la riattivazione del dissalatore di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Infrastruttura ferma da 12 anni e che versa in stato di totale abbandono. «Parte della montagna di soldi destinata al Ponte potrebbe essere utilizzata per fare il bene della Sicilia – continua nel suo intervento Morfino – L’assenza di acqua è un problema devastante. Lei non se la può cavare dicendo che manderà un miliardino qua e uno là. Tra le criticità è emerso che con l’apertura del cantiere Ponte l’area metropolitana di Messina potrebbe anche rimanere senza acqua. Ministro, sveglia! Ai siciliani serve l’acqua potabile e non il Ponte sullo stretto».
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