«Sono lieto di aver appreso che la
Gesap sia riuscita a ottenere un finanziamento da 44 milioni di euro che fino a ieri, evidentemente, non c’era. Questo significa che fino a ieri, però, il piano non aveva alcun fondamento. Oggi, con la delibera delle banche, che evidentemente esamineremo, c’è una credibilità del piano e dunque gli investimenti possono partire». Incassa l’approvazione del numero uno di Enac, il presidente Vito Riggio oggi a Palermo per prendere parte al pensatoio di idee (think tank) – organizzato dal sottosegretario alla Salute Davide Faraone – la Gesap, società che gestisce lo scalo palermitano di Punta Raisi, a seguito della notizia che a finanziare il cospicuo investimento quadriennale di 44 milioni destinati all’aeroporto palermitano saranno Intesa SanPaolo e Unicredit.
La notizia dei finanziamenti per completare gli interventi del Falcone Borsellino è arrivata solo ieri segnando, finalmente, una possibile svolta nel braccio di ferro tra Enac e Gesap. «Sono interventi essenziali per la sicurezza e obbligatori – ha proseguito Riggio – perché fanno parte del programma che noi abbiamo stabilito quando abbiamo dato la concessione. Sei i piani non sono credibili abbiamo anche stabilito che si proceda alla revoca o alla decadenza della concessione: nel momento in cui il piano è credibile questa decadenza viene meno». E poi annuncia: «Ho convocato il Consiglio di Amministrazione per i prossimi giorni per prendere atto di questo e proseguire».
Eppure proprio nei mesi scorsi, nel pieno della trattativa tra lo scalo e i privati, l’ente di aviazione civile aveva imposto un ultimatum alla Gesap
minacciando la revoca della concessione se non trovava i soldi, con la conseguente privatizzazione dello scalo. La dead line per la trattativa con le banche era fissata inizialmente al 26 gennaio, poi posticipata al 3 febbraio. Propri su questo passaggio Riggio ha chiarito che la scelta è stata dettata dalle procedure: «C’era un tempistica da rispettare. Il contratto di programma prevede che entro 60 giorni il piano debba esser valutato, ma di giorni poi ne sono passati quasi 120, e noi avevamo l’obbligo farlo. Ovviamente la procedura era appena iniziata con la lettera del direttore, e quindi c’era tutto il tempo per proseguire la trattativa della quale, però, noi non eravamo stati informati. A noi risultava che stessero cercando questi soldi ma, proprio perché privata, forse non ne era stata data evidenza».
Proprio su questo passaggio, tuttavia, la posizione dell’azienda è ben diversa, come rivela a
MeridioNews il presidente di Gesap Fabio Giambrone che ricostruisce uno scenario differente da quello indicato da Riggio: «C’è una ben fitta corrispondenza che abbiamo inviato in questi mesi a Enac tenendoli informati di ogni passaggio. Sapevano esattamente quello che stavamo facendo. Ogni volta che c’erano aggiornamenti li abbiamo comunicati e, nonostante tutto, abbiamo ricevuto persino una minaccia di revoca. Il dato concreto è che oggi siamo stati certificati come una società sana – ha concluso – che riesce ad attrarre investimenti da istituti bancari tra i più seri del Paese».
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