Società siciliane e quote rosa Fiori d’Acciaio: «Nove sono irregolari»

Donne escluse, ancora e purtroppo, dagli assetti societari. Due settimane fa l’associazione Fiori D’Acciaio aveva messo messo in evidenza come la Gesap, società che gestisce l’aeroporto palermitano, avesse completato la composizione degli organi amministrativi con la nomina di Giuseppe Mistretta; il risultato finale era –  ed è al momento  – di  cinque uomini su cinque in Cda e cinque uomini su cinque nel collegio sindacale.

Ma la violazione della legge 120/2011, riguarda molte altre società, siciliane, ma non solo. Durante un incontro organizzato dall’associazione ieri pomeriggio, sono stati diffusi alcuni dati relativi ad una ricerca di monitoraggio sulle società pubbliche o a partecipazione pubblica che non rispettano la legge. Al momento sono nove quelle irregolari, si tratta di Srr (Regolamentazione e gestione servizio dei rifiuti), Gesap, Ast, Aciservice Srl di Catania, Agenzia Pro.Pi.Ter Terre Sicane spa, Agenzia di programmazione e di gestione territoriale e ambientale Valle del Torto e dei Feudi Srl di Vicari (Pa), Gal Elimos di Calatafimi (Tp), Gal Val D’Anapo (Sr), Airgest (Aeroporto Trapani). 

In merito a quest’ultima è di pochi giorni fa pochi giorni fa la designazione fatta dal governo regionale del il manager Franco Giudice, presidente in pectore del nuovo cda Airgest, e il direttore generale dell’assessorato alle Infrastrutture, Fulvio Bellomo.dalla Regione: «Uno dei due dovrebbe cedere il posto ad una donna – dice la presidente dell’associazione, Marcella Cannariato a MeridioNews –  ma al momento le due nomine sono rimaste inalterate e quindi abbiamo anche qui un organigramma illeggittimo».

La legge 20/2011 è entrata in vigore il 12 agosto 2011 e ha stabilito una importante novità nell’ambito del diritto societario italiano, ovvero che gli organi delle società dovranno essere rinnovati riservando una quota pari ad almeno un quinto dei propri membri al genere meno rappresentato: le donne, «Donne  – dicono da Fiori d’Acciaio – che, a partire dal secondo e terzo mandato degli organi sociali, dovranno essere pari ad almeno a un terzo, per arrivare al 2022, data in cui si pone la seconda importante scadenza fissata dalla legge Golfo-Mosca: l’esaurimento della sua efficacia. La legge ha, dunque, una validità temporale di soli dieci anni, entro i quali si auspica di raggiungere l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli che finora hanno limitato l’accesso delle donne a ruoli di comando, favorendo un processo di rinnovamento culturale a supporto di una maggiore meritocrazia e di opportunità di crescita». 

L’elenco delle nove società siciliane che attualmente violano la legge è stato inviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento delle Pari Opportunità, che ha cinque giorni di tempo per giorni di tempo per attenzionare i cda e poi questi ultimi ne hanno sessanta per rinnovarsi. «Sarebbe bello se non ci fosse bisogno delle quote rosa – continua Marcello Cannariato – ma siccome non c’è la cultura in tal senso, che al contrario è ancora assolutamente discriminante tanto è vero che disattendono la legge, noi la imponiamo. La Sicilia e la Calabria sono due regioni in cui c’è ancora molto lavoro da fare, ma lo stesso vale anche per il resto d’Italia. Monitoreremo la situazione finché la legge non verrà rispettata».

Marcella Cannariato è la moglie dell’imprenditore Tommaso Dragotto, quest’estate in corsa per il CDA della Gesp, legittimo quindi chiederle, quanto pesi questo dettaglio, in questa lotta per la parità di genere che porta avanti: «Sono felice di questa domanda – dice – così sgomberiamo subito il campo da illazioni che mi sono giunte all’orecchio. Sapevo che qualcuno avrebbe puntato su questo, lo trovo un insulto ma mi guardo bene dal fomentare questa sterili attacchi. Già quando si faceva il nome di mio marito per la Gesap, la battaglia di Fiori d’Acciaio era iniziata, perchè questa esula da me, che par altro ho già un lavoro a cui dedico tutta me stessa e che mi lascia ben poco tempo. Noi andremo avanti finché le donne non otterranno ciò che spetta loro per diritto e a breve  infatti presenteremo un altro report, il nostro è un work in progress. Adesso  – conclude serafica – la devo lasciare, che come immagino saprà, il sabato e la domenica, sono gli unici giorni che noi donne che lavoriamo fuori tutta la settimana abbiamo per fare le pulizie in casa».

Marta Genova

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