Social Village, dalle vie di Bologna a Valverde L’ideatore: «Forma di solidarietà tra vicini»

«Gli abitanti del mio paese sono 7mila, come in una via di una grande città. E da qui l’idea: perché non fare un Social street, imitando l’esperienza di Bologna?». Ruggero Cossentino di Rondè, 44 anni, è nato e cresciuto a Valverde, città dove è tornato dopo 18 anni vissuti in nord Italia. Ritrovandola molto cambiata. «Ricordo da bambino la piazza del paese piena di gente, con bambini che giocano e i grandi che parlano dopo la messa. Vorrei che tornassero la solidarietà e la conoscenza personale, cose che ho ritrovato fuori dalla Sicilia. Mentre oggi gli abitanti di Valverde tornano in paese spesso solo per dormire» spiega Cosentino di Rondé. Da qui l’idea: fondare un Social village.

L’idea, mutuata dall’esperimento di successo nel capoluogo Emiliano, è partita a fine dicembre, con l’apertura di una pagina su Facebook. L’obiettivo è quello di aggregare i residenti, in modo tale che partendo dalla semplicità della comunicazione online possano aiutarsi a vicenda. Anche in attività molto semplici, da vita quotidiana: «Se tu mi presti il passeggino, io magari ti aiuto a cucire, un terzo vicino mi aiuta con la raccolta differenziata e chi ha una attività magari fa uno sconto per i residenti», racconta Cosentino di Rondè.

La pagina conta al suo interno al momento una quarantina di iscritti, «tutti vicini di casa, e tutti residenti a Valverde: se abiti in un paese vicino, mi spiace, ma non puoi partecipare, devi creare il tuo spazio», precisa l’ideatore. Un gruppo chiuso dunque, una restrizione necessaria, consigliata proprio da chi a Bologna ha creato le Social streetcon il primo esperimento partito a settembre 2013 in via Fondazza. L’idea ha avuto un immediato crescente successo, tanto da essere esportata nelle strade di 57 città italiane, con l’intenzione di portarla anche nella catanese via Etnea. Valverde, date le dimensioni, ha la particolarità di essere l’unico village inserito nell’elenco. «Facebook è solo uno strumento per aggregare e reincontrarsi nella vita reale. Ci si vede magari la mattina quando si accompagnano i figli a scuola – continua Cosentino di Rondè – ma ci si saluta soltanto, e il rapporto finisce qui. Così ci si conosce e si interagisce».  Adesso, dopo un paio di mesi di rodaggio online, alla Social street mancano solo gli iscritti. «Ho affisso un volantino nei bar, in una cartoleria, dal medico. In attesa di riscontri», conclude l’ideatore del Social village Valverde.

Leandro Perrotta

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