Siracusa, progetto di turismo industriale Idea siciliana al premio nazionale CheFare

Rendere il polo petrolchimico della provincia di Siracusa non solo una minaccia ma anche una delle anime della città e dei suoi dintorni. Per turisti e cittadini. E’ il progetto di The Hub Sicilia selezionato al premio nazionale CheFare. Unica idea siciliana in concorso, dovrà passare prima dal giudizio degli utenti della Rete e poi da quello di una giuria per potersi aggiudicare il premio di 100mila euro destinato al miglior «progetto culturale ad alto grado di innovazione». Un obiettivo che Iti – Itinerari turismo industriale Siracusa cerca di centrare mischiando modelli turistici tradizionali e nuove tecnologie.

L’idea parte dall’osservazione del territorio: «Forzare il ricongiungimento delle due anime divise di Siracusa: il polo petrolchimico, settore in lento declino sul quale la città ha prosperato negli ultimi 50 anni, e la vocazione storica, archeologica, monumentale, paesaggistica della Siracusa aspirante capitale Europea della cultura 2019 e già patrimonio Unesco dell’umanità», si spiega nella presentazione. Un obiettivo non semplice che ruota attorno al centro di Priolo e intende sfruttare diverse possibilità e combinazioni per portare i turisti a conoscere la vera città e il suo comprensorio. Attraverso vari mezzi – come il treno o la bici -, le visite guidate, gli incontri fisici e quelli virtuali sui dispositivi mobile con un’apposita applicazione.

Rendere umana la trasformazione industriale della zona era una delle raccomandazioni della Fondazione Ibm quando, nel marzo 2012, ha scelto Siracusa per il programma Smart city challenge, ricordano i creatori di Iti. La sfida è stata raccolta dagli animatori di The Hub Sicilia, con sede proprio nel capoluogo aretuseo, che da tempo organizzano eventi e progetti in città per sensibilizzare alla cultura, all’economia green, all’innovazione. Uno «spazio di co-working per tutti gli innovatori sociali siciliani», lo hanno definito loro stessi alla nascita. Un’urgenza sempre più pressante dopo il caso – politico, giudiziario e sociale – dello stabilimento Ilva a Taranto.

A dare loro un’opportunità è adesso il premio CheFare. Rivolto alle imprese sociali, profit e non, nasce come strumento per indagare «i nuovi modi di fare cultura oggi in Italia» e premiare il migliore con una somma di 100mila euro. Diverse le caratteristiche necessarie, a metà tra l’imprenditorialità e il sociale: collaborazione, sostenibilità ed equità economica, impatto sociale positivo, tecnologie aperte a tutti, capacità comunicative. Le selezioni del premio – promosso dall’associazione culturale doppiozero in collaborazione con altre realtà del mondo dell’economia e della tecnologia – sono cominciate a fine settembre con la raccolta di più di 500 progetti. Fino a metà gennaio sarà possibile votare on line, poi toccherà alla giuria proclamare il vincitore tra le cinque idee più votate in Rete. Ad occuparsene saranno lo scrittore Andrea Bajani, il filosofo Roberto Casati, l’economista Paola Dubini, il semiologo Gianfranco Marrone e il responsabile dell’inserto settimanale Domenica de Il Sole 24 Ore Armando Massarenti.

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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