Commissariare il Comune di Siracusa. È stata la richiesta fatta ieri durante l’audizione in commissione regionale antimafia dalla consigliera comunale Simona Princiotta e riportata, questa mattina, durante la conferenza stampa in cui ha illustrato tutti i temi oggetto dell’incontro palermitano. Particolari, dettagli, nomi e cognomi di consiglieri, funzionari e dirigenti comunali che sarebbero oggetto di indagine e le cui situazioni ieri sono stati illustrate con documenti fotografici, audio e video che mostrerebbero che, stando alle parole della consigliera, «a Siracusa esiste un sistema malato e corrotto». Ma le accuse più pesanti sono sempre contro il sindaco Giancarlo Garozzo per alcuni suoi presunti rapporti.
A partire dalle verifiche sui «contributi percepiti da questi signori e dalle società coinvolte – attacca Princiotta – come quelle che gestiscono attualmente gli asili nido in assenza di Durc, come risulta anche da relazione dell’Anac». Si passa all’utilizzo della tassa di soggiorno «con riferimento alla nota di riscontro del collegio dei revisori – precisa – che attesta come l’assessore e vicesindaco Francesco Italia abbia impegnato un milione e 200mila euro a fronte dei 100mila euro che avrebbe dovuto utilizzare». Trovano spazio anche i rapporti con il consigliere Tony Bonafede, così come appalti ed elargizioni di contributi alle associazioni. «Ho spiegato anche le confessioni di alcuni consiglieri sul budget che i vari sindaci che si sono susseguiti rilasciano per abitudine ai consiglieri consenzienti che accettano di votare il bilancio».
Un lungo elenco di tutti i capi di imputazione e i procedimenti a carico sia dei consiglieri che dei funzionari comunali con annessa documentazione. Le accuse più pesanti sono quelle a carico del primo cittadino aretuseo, definito dalla consigliera come «un coniglio politico e un bugiardo», prima di passare a quello che per sua stessa ammissione è il punto più importante, quello che riguarda il collaboratore di giustizia Rosario Piccione «le cui dichiarazioni sono assolutamente false tanto che la magistratura inquirente le ha sempre ritenute prive di riscontro».
Le affermazioni riguarderebbero il latitante Alfredo Franzò che, riporta Princiotta «io avrei nascosto a casa mia, ma io sono stata costretta, in tempi non sospetti, a denunciare formalmente Franzò, che ha già ricevuto un avviso di conclusione di indagini, per violazione del domicilio. Documentata la falsità delle dichiarazioni di Piccione, è necessario chiarire chi è il personaggio che continua a muoverlo come un pupo, chi è il puparo insomma. E io ho potuto certificare con prove documentali e audio – aggiunge – che Rosario Piccione viene “contattato personalmente e aizzato”, per usare vocaboli suoi, dal sindaco Garozzo a fare dichiarazioni contro di me».
Altri rapporti poco nitidi da chiarire sarebbero quelli con il signor Nando Di Paola, condannato per associazione mafiosa in maniera definitiva per la gestione del teatro antico di Siracusa. «Per quanto riguarda i miei di rapporti con questa famiglia che il sindaco ritiene essere mafiosa – spiega Princiotta – sono connessi al fatto che i nostri figli, adesso adolescenti, frequentano lo stesso istituto dalle scuole elementari. Invece – attacca – dovrebbe essere il sindaco a spiegare perché ha disposto di mettere una targa commemorativa e intitolare al fratello Alessandro Di Paola, deceduto 14 anni fa in un incidente stradale, una piazzetta alla Mazzarrona».
Su queste accuse non è mancata la risposta del sindaco che, con un comunicato fa sapere che «è assolutamente falso che intrattengo rapporti con il collaboratore di giustizia Rosario Piccione, che non ho mai né conosciuto né sentito. Allo stesso modo – si legge – non conosco e non ho mai incontrato Nando Di Paola, al cui fratello non sarà intitolata alcuna strada. La decisione della commissione toponomastica riguarda il posizionamento di una targa commemorativa, come centinaia ne esistono nella nostra città, chiesta da un gruppo di cittadini con una petizione».
In conclusione la consigliera ha sfidato Garozzo a produrre il proprio certificato con tutti i procedimenti in cui è indagato per ciò che concerne i reati inerenti alla sua funzione di sindaco perché «pare che non siano solo le indagini per turbativa d’asta e abuso d’ufficio in concorso con l’ingegnere capo del comune di Siracusa, Natale Borgione e, in questo modo, tutti sapranno quanto è bugiardo il nostro coniglietto sindaco».
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