«Alle 14 ero l’unico candidato in Arcipelago Sicilia, cosa rimanevo a fare?». Quella del sindaco di Carlentini, Pippo Basso, più che delusione è rabbia. Dopo settimane passate a pianificare la candidatura all’Ars in quella lista dei territori lanciata per portare alla Regione le istanze provenienti dai luoghi distanti dal capoluogo, venerdì scorso è stato costretto ad archiviare ogni proposito. La decisione di ritirarsi dalla competizione ha significato anche mettere la pietra tombale sulla possibilità di presentare la lista dei territori, nel frattempo ribattezzata Micari presidente-Arcipelago Sicilia, nel collegio elettorale di Siracusa.
«Candidarmi a quel punto non avrebbe avuto alcun senso – spiega Basso a MeridioNews -. Avrebbe significato partecipare sapendo di non avere alcuna chance». Il riferimento va agli altri nomi che, a due ore dalla scadenza dei termini per la presentazione della documentazione in Tribunale, sarebbero stati inseriti nella lista. Compagni di viaggio che avrebbero avuto soltanto la funzione di riempire i posti vacanti e fare rispettare le quote rosa. «Non c’erano candidati competitivi», ammette Basso, rilanciando di fatto la tesi secondo cui i «dieci nomi» ai quali ha accennato negli scorsi giorni Rosario Crocetta fossero poco più che candidature di testimonianza.
Eppure, a pensare al sindaco di Carlentini come nome forte su cui puntare era stato Leoluca Orlando, l’ideatore della lista dei territori, poi via via defilatosi quando si è capito che il progetto non avrebbe avuto la forza di andare avanti senza il sostegno dell’area crocettiana. «Mi ha contattato settimane fa chiedendomi se fossi disponibile a candidarmi con lui – racconta il primo cittadino -. Ho risposto che essendo un tesserato del Pd, la mia candidatura la immaginavo nella lista dei democratici. Poi le cose si sono evolute e sono finite come ormai tutti sanno». In realtà, a sapere cosa è accaduto nel dietrolequinte del Partito democratico siracusano non sono molti. E lo stesso sindaco di Carlentini pesa le parole. «I nomi papabili per una candidatura erano più dei posti a disposizione. A quel punto ognuno ha fatto le proprie valutazioni, io posso dire di essere stato coerente», chiosa Basso.
Secondo i bene informati, a fare saltare il banco sarebbe stata la blindatura della lista del Pd. La direzione provinciale ha deciso infatti di puntare su Paolo Amenta, Giovanni Cafeo e Bruno Marziano, lasciando fuori gli altri due aspiranti: il presidente del Siracusa calcio Gaetano Cutrufo e lo stesso Basso. Una scelta che per qualcuno avrebbe avuto soltanto l’intento di agevolare chi magari in questa tornata avrebbe potuto patire maggiormente l’esperienza dei governi Crocetta, con il pensiero che va a Marziano, assessore alla Formazione dal novembre 2015. Tale scenario avrebbe dovuto portare Cutrufo e Basso a spendersi per Arcipelago Sicilia, considerato anche il fatto che su Siracusa l’apporto diretto da parte di Orlando si è rivelato evanescente. Così però non è stato, anzi. A pretendere di rimanere dentro la lista del Pd sarebbe stato Cutrufo, con il sostegno del sottosegretario Davide Faraone. Una posizione non negoziabile che, non trovando accoglienza nei vertici provinciali del partito, avrebbe portato allo strappo finale con Cutrufo che è confluito nella lista di Alternativa popolare, il partito che a livello nazionale fa capo ad Angelino Alfano.
Queste le sventure siracusane, a cui va aggiunta l’esclusione dal collegio di Messina scaturita dal ritardo nella presentazione dei documenti che, a meno di una vittoria nel ricorso presentato all’ufficio centrale regionale, lascerà fuori dalla competizione Crocetta, candidatosi soltanto nel capoluogo peloritano. Una storia – quella della lista dei territori – talmente sfortunata, da portare qualcuno a pensare all’ipotesi complotto. Anche se c’è chi – a taccuino chiuso – ammette che potrebbe essersi trattato soltanto del risultato di «una serie di piccole stupidità».
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