Che legami ci sono tra quello che sta succedendo a Bossi, dalle parti della Padania, e quello che sta avvenendo in Sicilia, e in particolare a Palermo, dove, di fatto, in prossimità delle elezioni comunali, è stata ‘bruciata’ sul nascere la possibilità di vedere nascere un vero partito della sinistra?
La sinistra – quella vera, non quella del Pd di Bersani, ovviamente – non può che opporsi al governo Monti. Ma il governo Monti non può avere ‘oppositori’ veri. Siano essi quelli della Lega di Bossi, siano essi quelli di una vera sinistra. Per questo motivo, vanno distrutti i primi (Bossi) e vanno scoraggiati sul nascere i secondi (una era sinistra).
L’operazione, insomma, va dalla Padania alla Sicilia. Non sappiamo se Umberto Bossi abbia utilizzato soldi del suo partito per questioni personali. A giudicare dalla vita che fa, non ci sembra particolarmente corrotto. E lo diciamo per onestà di analisi, anche se non condividiamo le ragioni del suo partito.
Una cosa, però, pensiamo di averla capita: Bossi è stato uno dei pochi leader politici ad opporsi al governo Monti. E, secondo noi, gliela stanno facendo pagare. Forse, dopo di lui, alla guida della Lega, arriverà una mezza figura che, come hanno fatto Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pierferdinando Casini, dirà “sì” al governo delle banche.
Non sappiamo come finirà. Non sappiamo se al suo posto, alla guida della Lega, arriverà, Maroni. Ma una cosa crediamo di averla capita: la politica italiana è sotto scacco. L’ultimo politico che non aveva patrimoni da difendere – e quindi non ricattabile – è stato messo di lato. Questo significa che a salvare l’Italia non sarà Alfano, non sarà Casini e non sarà Bersani.
Bossi è stato messo di lato. Adesso va scongiurata la nascita di una sinistra forte. E non è certo un caso se, a Palermo, quando stava per nascere un primo esperimento di sinistra robusta, naturalmente ‘a sinistra’ rispetto al Pd, è stata subito bloccata sul nascere.
Ci riferiamo all’asse tra Rifondazione comunista, i ‘cartelli’ della sinistra e Sel di Vendola. Queste formazioni, alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Palermo del prossimo 8 maggio, avrebbero anche potuto superare uno ‘sputtanato’ Pd. A questo punto ‘qualcuno’ – ma chi e sulla base di quale ‘offerta’? – ha bloccato Vendola. Che si è incredibilmente accodato al Pd.
Ma ancora questi signori non hanno vinto. Ieri il nostro giornale ha dato la notizia che cinque dirigenti di Sel di Palermo hanno abbandonato il simulacro del partito di Vendola e hanno annunciato la candidatura nella lista di Rifondazione comunista, Verdi e Federazione della sinistra.
A Palermo si gioca una partita politica importantissima. Da Palermo potrebbe venire fuori un raggruppamento di sinistra in grado di tenere testa ai poteri forti di questo Paese. Affinché ciò riesca è necessario che questa lista superi il 5 per cento, che è lo sbarramento per avere accesso a Sala delle Lapidi, la sede del consiglio comunale di Palermo. Occorrono da 17 mila a 18 mila voti.
Se questa lista supererà il 5 per cento sarà una grande vittoria non solo della sinistra di Palermo, ma della sinistra – vera – di tutta Italia.
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