Un ritorno al passato per il sindaco di Messina Cateno De Luca che ieri, per due lunghe ore, è stato ascoltato dai magistrati titolari dell’indagine sulle nomine fatte all’Amam, l’azienda che si occupa della gestione acque nel capoluogo peloritano. Assistito dal suo difensore di fiducia, l’avvocato Carlo Taormina il primo cittadino è stato sentito nell’ambito della nuova inchiesta che riguarda alcuni passaggi amministrativi, ed elettorali, del Comune di Messina. L’accusa contestata a De Luca è abuso d’ufficio. L’ipotesi di reato è incentrata su alcune nomine che il sindaco ha effettuato all’interno del consiglio di amministrazione dell’azienda meridionale Acqua di Messina.
L’inchiesta è partita da una denuncia più ampia che segnalava anomalia amministrative rispetto alle norme che regolano la materia nei consigli d’amministrazione delle aziende partecipate del Comune. A De Luca viene contestato il mancato rispetto delle quote rosa, perché quando si apprestava a nominare la terna dei componenti del comitato del consiglio di amministrazione, composta inizialmente dal presidente Salvo Puccio e dai componenti Roberto Cicala e Loredana Bonasera, ha poi sostituito quest’ultima inserendo l’ex consigliere comunale Roberto Cerreti. E proprio quest’ultimo risulta coinvolto nell’indagine, con la stessa ipotesi di reato.
Come ha sempre fatto in questi anni di sindacatura De Luca ha manifestato il suo pensiero su questo suo coinvolgimento sulla pagina Facebook appena lasciato palazzo Piacentini: «Dopo quasi tre anni ho rivissuto il clima dell’essere indagato! Oltre due ore di interrogatorio per difendermi da un errore (?) di data su una bozza di atto amministrativo redatto da qualche funzionario distratto (?) del mio ufficio di gabinetto» ha scritto sul social network.
L’avvocato Taormina si è invece dichiarato fiducioso sulla possibilità di chiarire in maniera esaustiva la posizione del suo assistito, anche sulla scorta della documentazione presentata ieri. Il legale ha presentato una denuncia contro ignoti per «la falsificazione di un atto pubblico prodotto ieri in sede di interrogatorio – spiega il professore Taormina-. La documentazione prodotta ed acquisita dalla magistratura inquirente ha dimostrato che l’architetta Bonasera aveva presentato domanda solo l’anno successivo, il 19 giugno 2019, quando fu effettivamente nominata dal Sindaco nel nuovo consiglio di amministrazione Amam, ricostituitosi dopo il suo scioglimento. La diversa opinione della procura di Messina è stata determinata dalla falsificazione di un atto pubblico».
La tesi difensiva si basa sul fatto che qualcuno avrebbe apposto sul documento la data del 19 giugno 2018 al posto di quella vera del 19 giugno 2019, «facendo così risultare che l’architetta Bonasera avesse presentato domanda e fosse stata deliberatamente scartata scegliendo consiglieri tutti di sesso maschile nel precedente consiglio di amministrazione nominato il 27 luglio 2018 – sottolinea Taormina -. La scoperta della falsificazione è stata resa agevole anche dalla svista dell’autore della alterazione, che non si è accorto che alla data del 19 giugno 2018, l’onorevole De Luca non era ancora il sindaco di Messina essendosi insediato qualche giorno dopo e ciò anche a definitiva dimostrazione della sua estraneità ai fatti contestatigli» conclude l’avvocato.
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