Simeto, nidi di cicogna sfilano a bordo dell’autostrada I pali della media tensione elettrica scelti come casa

Affascinanti strutture a più di dieci metri d’altezza. Dall’aspetto apparentemente precario, ma in realtà capaci di resistere anche al vento sostenuto. È la curiosa interruzione del panorama che sorprende sulla destra i viaggiatori in marcia sull’autostrada nel tratto da Lentini a Catania o nella parallela strada provinciale. E che lascia ancora più stupiti quando sullo sfondo si staglia la moderna e colorata sagoma del negozio Ikea o lo scenario della discarica poco distante. Si tratta dei nidi di cicogna arroccati sui tralicci della media tensione elettrica: non un caso isolato, ma ormai una nutrita colonia di una ventina di coppie in tutto il tratto, che sfila sotto gli occhi degli automobilisti in un crescendo di curiosità per la strana scelta residenziale.

«Non bisogna farsi ingannare dalle apparenze – spiega a MeridioNews Giuseppe Rannisi, responsabile Lipu Catania – Gli uccelli hanno migliaia d’anni d’esperienza, per cui i nidi non sono precari come sembrano: ognuno ha un diametro di quasi un metro e mezzo e pesa qualche centinaio di chili perché si tratta di rami intrecciati e, spesso, cementati con il fango. Per buttarli giù serve un ciclone». E affatto inusuale sembra essere anche la scelta del luogo. A Rosavenda, in provincia di Vercelli, così come a Treviso, la presenza delle cicogne sui tralicci è diventata così abituale che le società di gestione dell’elettricità hanno persino montato su ogni palo delle piattaforme come base per i nidi. Più pratici in Cina, dove ci si è posti il problema delle feci e degli eventuali problemi ai fili della corrente: anziché lo sfratto, si è optato per costruire dei gabinetti per cicogne. Delle lastre da porre sotto il nido per mettere al riparo le conduzioni elettriche.

«Qui a Catania da anni, come Lipu, forniamo consulenza a Enel per suggerire i periodi migliori in cui tagliare i rami che fuoriescono dai nidi, pericolosi perché potrebbero intralciare i cavi – racconta Rannisi – Se l’intervento viene fatto troppo presto e in presenza di uova, gli adulti potrebbero abbandonare il nido considerato ormai compromesso; mentre se è già abitato dai piccoli ormai cresciutelli, il rischio è che si buttino giù dal nido per la paura nel vedere un essere umano sbucare lassù». Anche perché la sicurezza che proviene dall’altezza dei pali è proprio uno dei motivi principali per la scelta del luogo in cui nidificare. «Insieme alla quantità di cibo – spiega Rannisi – Nello specifico rane e grossi insetti come le cavallette, ma anche topi e interi serpenti». Varietà d’alimentazione che nella zona del Simeto non manca e che ha convinto la cicogna bianca a restare.

Arrivata per la prima volta al Biviere di Lentini nel 1991 – incoraggiata anche da un progetto di nidi artificiali installati da Lipu insieme al consorzio di bonifica – la cicogna bianca è ormai diventata di casa in Sicilia. Meno rara di quella nera, la sua presenza è legata alle zone agricole, proprio come quella della Piana di Catania, diventata appetibile per i grandi volatili che d’inverno preferiscono comunque svernare in Africa. Non tutti, però. Alcuni esemplari, infatti, sono diventati residenti catanesi e fanno bella mostra di sé quasi tutto l’anno. Anche quando gli alti nidi non servono più a proteggere i piccoli.

«Magari si spostano di alcuni chilometri, ma alcune cicogne rimangono qui anche in inverno in maniera inusuale – spiega Rannisi – Ogni anno, gli esemplari residenziali iniziano a nidificare prima, verso febbraio-marzo. Mentre le cicogne che rientrano dall’Africa cominciano a fine marzo-aprile». Maggio e giugno sono quindi i mesi migliori per rallentare e godere della vista dei nidi popolati dalle coppie e dai piccoli, che spiccheranno il volo intorno a giugno-luglio. A quel punto, i nidi rimangono vuoti perché hanno perso la loro funzione, «a meno di qualche cicogna che lo utilizza come casa d’appoggio». 

Anche perché, a quanto pare, è meglio evitare di lasciare incustodita per troppo tempo la costruzione realizzata a fatica. «Di solito, ognuno torna al suo nido – continua Rannisi – ma a volte ci sono coppie che provano a sfrattare gli inquilini precedenti per un territorio particolarmente ambito». Come negli ultimi 20 anni è sempre più la Sicilia. Un ottimo segno non solo per la bellezza dei nidi e degli uccelli – e per come siano ormai diventati un’attrazione – ma anche dal punto di vista ecologico. «Le cicogne sono importanti e dobbiamo sempre essere felici di vederle – conclude Rannisi – perché sono la cartina al tornasole dello stato del nostro territorio. Evidentemente ancora non del tutto o irrimediabilmente inquinato».

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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