C’è anche il bar Chantilly tra le attività sequestrate sotto l’impulso della Direzione investigativa antimafia di Palermo all’imprenditore Michele Giandalone. Il valore complessivo dei beni a cui sono stati messi i sigilli si aggira attorno agli otto milioni di euro. A emettere il provvedimento è stata la sezione Misure di prevenzione del tribunale palermitano su proposta della Dia, del procuratore aggiunto Marzia Sabella e del sostituto Claudia Ferrari ed è arrivata alla fine di una serie di verifiche fiscali svolte dalla guardia di finanza su alcune società riconducibili a Giandalone.
Tramite i controlli è stata scoperta una evasione di Ires e Iva da quasi cinque milioni di euro da parte del 44enne di origini corleonesi. Soldi che sarebbero stati parzialmente recuperati, secondo quanto si apprende da fonti investigative, tramite sequestro per equivalenti. Inoltre è stato riscontrato un debito fiscale di 17 milioni di euro.
«Il sequestro si fonda sugli accertamenti patrimoniali compiuti dalla Dia per il periodo 1999-2008, basati sul suo bilancio familiare, sul suo tenore di vita e sui flussi finanziari che hanno evidenziato una netta sproporzione con i redditi dichiarati e quindi – sostengono gli investigatori – dimostrato la provenienza illecita di tali capitali». Tra i beni sequestrati ci sono: la società Auto e passioni srl; l’intero capitale sociale e il complesso dei beni aziendali della Chantilly srl e della Chantilly 2 srl con dei noti bar di Palermo; una Porsche Macan del valore di quasi novantamila euro; un’abitazione e due magazzini a Palermo e Corleone; libretti nominativi, conti correnti, depositi e investimenti assicurativi.
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