Passa la delibera dell’amministrazione di Enzo Bianco che decreta la modifica dello statuto della società Sidra che da Partecipata diventa di proprietà del Comune. I consiglieri comunali, nonostante dichiarino più volte di non conoscere il contenuto dell’atto, rispondono positivamente all’allarme lanciato dall’assessore ai Lavori pubblici Luigi Bosco. Che, poco prima del voto, incalza il senato cittadino: «Se l’aula non approva quanto stabilito dalla giunta, in accordo con la relazione fornita dal collegio dei revisori dei conti e con i vertici della partecipata, la città perde un finanziamento di 250 milioni di euro che è fondamentale per portare avanti il progetto sulla rete idrica del capoluogo e dell’hinterland». I lavori hanno l’obiettivo di consegnare al Comune e a una parte del Catanese il sistema di depurazione e di fognature nere che manca. A mettere a disposizione i fondi è il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) e le opere, secondo il cronoprogramma scandito dall’ente, dovrebbero iniziare dal quartiere di San Giorgio entro il mese di giugno del 2016.
Ad approvazione del consiglio comunale incassata, il municipio ha solo un giorno di tempo per pubblicare il bando per l’assegnazione dei lavori. Un tempo minimo anche per gli uffici comunali che, preso atto dell’immediata esecuzione della delibera consiliare, muteranno l’assetto della Sidra. L’azienda che eroga l’acqua pubblica in città, infatti, passa da società partecipata dal Comune di Catania a ditta di completa proprietà dell’ente. In un periodo peraltro delicato della sua storia, all’indomani della presunta minaccia di dimissioni dal proprio ruolo avanzato dal presidente Emilio Giardina per via di un credito che il Comune sembrerebbe non volere corrispondere alla Sidra. «Se la modifica dello statuto non fosse stata approvata il rischio sarebbe stato grande. L’iter sarebbe dovuto ricominciare daccapo e si sarebbero persi molti anni prima di ritornare al punto attuale», dichiara il direttore generale della società Osvaldo De Gregoriis. «Inizia una grande fase per il Comune di Catania», aggiunge orgoglioso l’assessore alle Opere pubbliche Luigi Bosco.
In fase di votazione non sono mancati gli ormai consueti malumori dell’aula consiliare. Che approva il documento, ma non senza fatiche e con la complicità dell’opposizione. Mentre il gruppo Articolo 4 – lo zoccolo duro del consenso al sindaco Bianco – esce subito dall’aula, sebbene qualche ora prima avesse votato il bilancio di previsione del 2015. Determinante, invece, risulta il voto favorevole del movimento di centrodestra Grande Catania e la presenza dei gruppi Catania Futura e Fratelli d’Italia che mantengono il numero legale minimo dei consiglieri.
«Anche se siamo coscienti di quanto è vergognoso portare in aula un documento così importante all’ultimo minuto», precisa il vicecapogruppo del primo partito Sebastiano Anastasi. Compatto sull’atto, dopo la frattura interna in fase di voto del bilancio di previsione 2015, si presenta il Partito democratico. «Perché è in situazioni di questo tipo che si capisce chi è davvero maggioranza e chi no», afferma Niccolò Notarbartolo che, invece, sul documento contabile era uscito fuori dall’aula.
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